lunedì 8 agosto 2011

Osservazioni pre-partenza

Noto in me una certa altalenanza nel considerare questo spazio degno di esistere. Parrà bizzarro ma in sé questo spazio è una sfida: riuscirò mai io, incostante e oziosa per natura, a scrivervi con dedizione per almeno i prossimi 5 mesi? Riuscirò a fare di questa realtà virtuale un luogo utile almeno per le persone alle quali intendo comunicarne l'esistenza?
Decretare l'utilità per il mondo di tutto ciò è attività piuttosto priva di senso, ma occorre che io mi prometta di scrivere qui del mio sempre più impellente pseudoErasmus, dei miei viaggi e, in generale, delle mie esperienze degne di nota.
L'andazzo generale sarà che non devierò dal considerare il già ripetuto spazio un luogo squisitamente privato, benchè non sia esattamente un diario segreto sul fondo di un cassetto.
E ora bando alle ciance e inziamo a parlare di cose serie.

Nel corso degli ultimi 9 mesi ho spesso parlato con altri univeristari riguardo la faccenda "studio all'estero". Non mi sono mai tirata indietro dall'affermare che sicuramente avrei fatto domanda per il progetto Erasmus, che non vedevo l'ora di scegliere una mèta e di organizzare il piano di studi.
Poi, giunto il momento di passare dalle parole ai fatti, ho avuto un repentino crollo di speranze e ambizioni: non mi sentivo "adatta" a fare un'esperienza così impegnativa e lunga all'estero, inoltre mi ero convinta che la mia sicurezza nel volerlo fare fosse il risultato di una sublimazione dei desideri della mia famiglia (in realtà mai espressi).
Morale della favola: non avevo il coraggio di accendere il computer per non dovermi ricordare che la deadline per la domada si stava avvicinando, non riuscivo a sostenere conversazioni circa il progetto e, come logica conseguenza, non ho presentato la candidatura.
La spinta a riconsiderare una lunga esperienza fuori casa è venuta grazie a due settimane trascorse ad Ankara tramite l'Università di Bologna.
Tornata a casa ho deciso che avrei fatto domanda come free-mover presso la Vilnius Univeristy, Lituania. Ho inviato la domanda di ammissione. Sono stata accettata. YEAH!

Osservazioni pre-partenza
Gli studenti che si apprestano a partire per un soggiorno lungo all'estero spesso mostrano inconfondibili segni di tensione e sottile ansia nei mesi che precedono il commiato.
Alcuni fingono noncuranza, per poi trascorrere notti insonni a rigirarsi nel letto pensando cose del tipo: "Come cazzo sopravvivo a -20°?" (è il mio caso, dato il piacevolissimo clima invernale della Lituania).
Altri invece palesano lo stress senza timore, rivelando di sudare freddo al pensiero di farsi le lavatrici da soli o di cercare un posto letto decente, di studiare su testi in inglese o di imparare una nuova lingua.
Per certi il chiodo fisso è il farsi nuove amicizie -"Io lo so che non conoscerò nessuno, sarò l'unico sfigato a non uscire mai!"- o il doversi arrangiare tra i vari aspetti della burocrazia universitaria.
Per molti, se non per tutti, i mesi che precedono la partenza rappresentano un vero e proprio calvario di ansie e paure, alcune giustificabili ed altre piuttosto grottesche.
Per quanto mi riguarda mi rallegra il pensiero di non essere la sola ad avere insistenti pensieri che mi molestano!
Ma se ripenso al periodo buio che ho vissuto prima dell'esperienza ad Ankara, riconsidero con più serietà la questione.
Erasmus significa sfida: contro sé stessi, perchè occorre affrontare decisioni importanti e periodi di profondo stress; contro gli altri, perchè bisogna sbattersi nello scrivere lo "statement of purpose" più convincente e sostenere il colloquio con il prof di riferimento nella maniera più brillante possibile, per sbaragliare la concorrenza e aggiudicarsi uno dei pochi posti a disposizione. Ammetto che in quanto free-mover non ho vissuto la fase competiva.
Erasmus significa prendersi la briga di definire più nettamente il proprio percorso universitario e le aspirazioni legate ad esso: è noto che spesso studiare all'estero comporta difficoltà come il riconoscimento degli esami una volta fatto ritorno, con il conseguente rallentamento della carriera. Si preferisce fare l'esperienza o terminare il più in fretta possibile gli studi?
Infine Erasmus significa stand by: lasciare temporaneamente la propria vita per affrontare un periodo medio-lungo altrove.
Ma di questo ne parlerò quando avrò più cose da scrivere, devo aspettare di trovarmi a Vilnius e non correre.

Nonostante le mie ansie che a volte mi guastano il sonno, continuo a morire dalla voglia di partire. So che Vilnius potrà non essere particolarmente ospitale (i Lituani non sono celebri per essere particolarmente socievoli, e la fama della Lituania di Stato con il più alto numero di suicidi al mondo non agevola) ma non vedo l'ora di mettermi alla prova, di buttarmi a capofitto in questo lungo esperimento.
Auguro a tutti gli studenti in partenza un immenso IN CULO ALLA BALENA.

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