venerdì 30 dicembre 2011

Ultime news dal pianeta Vilnius

Hi to everyone. It's kinda hard to write about myself, my feelings, my perceptions now that everything is coming to a sad sad sad end.
And, sorry for saying that, I really don't feel like wanting to share my emotions. Oh no, you're wrong, it's not because they are too sad. No. It's because I'm lazy. Yes. At last I reached the limit.
Stop with introspections, stop with self analyses, stop with fake convinctions and unbearable confessions.
Here I just paste an email I sent to a dear Lithuanian friend and my last status on Fb.
Have fun my readers, hope you're not angry with your poor me.

Mail
I was GLAD to see my family but I wasn't HAPPY. Here I found the perfect life-style, the one that belongs to me. And ok, I love my family but it's hard to feel good in an environment that doesn't give you what you need and, maybe, what you deserve.
It has been a very normal christmas (ah, merry christmas!), I was happy to meet my very old granmas but, finally, I wasn't excited to be at home.

Then, the 27th in the evening I found out that I booked the flight back to Vilnius for the 30th of January and not of December so I had to book another one. Well, I spent more money but it was quite cheap and now I'm in my lovely room in Sevcenkos gatve.

I feel like I'm walking on a wire suspended between two worlds and if I fall I can feel serious pain.
I must learn how to accept the end of all of this and maybe now it hurts a bit more than what I expected because I went back to Italy and I'm here for just a few days. It's like a sweet sweet punishment.

When I decided to come here, almost a year ago, I knew Vilnius was the right place for me. I don't know why but I could feel that to study here was for me the right stuff to do.
But i couldn't imagine to love vilnius so much, to live such a perfect experience.

Status
Landing in Vilnius, feel the heart beats faster and exclaim to a friend, "Come on, we're at home!" [...] Walk along the corridor of Gile, cross the threshold of the room 341 and think "fuck, at last i'm where I belong." [...] Realize that in three days all this will be the dream and the reality of someone else.
And instead of Sevcenkos gatve 16 I'll be in Via Torreggiani 22.

giovedì 22 dicembre 2011

Il mancato mancamento e altre storie

Oggi ho ascoltato 46 volte "My tears dry on their own" della Winehouse.

I don't know why I got so attached,
It's my responsibility,
And you don't owe nothing to me,
But to walk away I have no capacity

[...]

I wish I could say no regrets,
And no emotional debts,
And as we kiss goodbye the sun sets,
So we are history,

La mia camera è stata per un'oretta e mezzo in profondo stato confusionale ma al momento le sue condizioni si sono stabilite e conto si rimetterà presto.
Fare le valigie è stato piuttosto tragico dal momento che ho troppe cose (ma da dove vengono?!) e ho sicuramente superato i limiti di peso della Ryan. Perciò domani in aeroporto confermerò questa triste realtà, aprirò il valigione e mi metterò 3-4 maglioni addosso. In aereo avrò un collasso.

Ieri è stata una giornata semplicemente meravigliosa: sono stata finalmente fuori con la mia roommate (alla buon ora!), ho fatto il primo pianto (e anche il secondo e il terzo), sono andata in crisi per la mia questione emotiva che sembra essere giunta al termine per questioni pratiche, dopo aver creduto non l'avrei rivisto mai più è entrato nella casa in cui ero e ho avuto un mancato mancamento (eh eh eh...). La serata è stata ancora meglio. Cibo, vino, buona compagnia, lui, le chiacchiere, le promesse, gli abbracci, gli arrivederci, la birra al Play, il calcetto...

Io non posso sapere cosa mi riserva il futuro e non posso sapere se vedrò ancora le persone dalle quali ora non mi sento in grado di separarmi. Ma le vorrei abbracciare tutte e ringraziarle, per aver reso questi quattro mesi tra i più intensi della mia vita.

Oh quanto mi mancherete!

domenica 18 dicembre 2011

Curiosità N° 8

Succede che qui fanno le promozioni sul prezzo delle sigarette.
E le vendono al supermercato.

ps: no mamma, non fumo le sigarette, va tranquilla.
(ammetto che è una frase un po enigmatica)

Caro Natale

Caro Natale,

sono perfettamente consapevole che ci sono circa 2000 anni di tradizione da rispettare. E so più che bene che le tradizioni sono importanti.
Lascia perdere che sei pure una festa religiosa e io sono un'atea convinta. A questo si può ovviare con i regali, come fanno d'altronde tutti, credenti, miscredenti e cretini.
Però c'è una cosa caro Natale che mi devi spiegare. Se sei il periodo dell'anno in cui i desideri si avverano, i sogni diventano realtà e la nonna ti dà tanti soldi, caro Natale, spiegami perchè io non posso rimanere a Vilnius.
Non me ne sbatte nulla del pranzo in famiglia, ho una sorta di famiglia anche qua.
E' ragionevole rispondere che tutti se ne tornano a casa per le feste ma preferirei una Vilnius deserta a una San Lazzaro col cuore che mi piange.
Mi sparerei una camminata in Pilies, mi berrei un karsta vinas in un locale qualsiasi e passerei intime serate con i pochissimi fortunati che saranno qui.
Ti prego Natale, Santa Claus o chi per voi, avverate il mio desiderio: sparite dalla testa della gente. La state rincretinendo convincendola che siete importanti. Non lo siete voi, i regali lo sono. E' questo che muove tutto, sapete?
Perciò la mia proposta è la seguente: il 21 di ogni inizio stagione ci si fa un regalo. Quantomeno la gente la smetterà di ricevere sempre e solo sciarpe e guanti.
A te Natale ti aboliamo.

Cordialmente,

Valentina

sabato 17 dicembre 2011

Last but not the least

Questo non sarà il post dei bilanci. Non è ancora tempo.
Questo sarà il post delle considerazioni a una settimana dalla partenza. C’è una sottile differenza.

Nel mese di dicembre non ho scritto nulla, presa com’ero dagli esami (si, esami!) e dagli amici. Dopo ogni uscita negli ultimi 17 giorni avevo l’amaro in bocca, della serie: tutto sta per finire, rassegnati. Allo stesso tempo però mi complimento con me stessa per essere capace di lasciare la malinconia ai miei momenti sola con me stessa. Con il mio mal di vivere da fine Erasmus non contagio nessuno.
Per di più ho fatto e capito tante belle cose. (adoro le frasi banali ai limiti del possibile).

Innanzitutto sono stata all’opera a vedere il balletto. Era una domenica, nella notte una fievolissima neve era scesa e al mattino le strade erano minimamente candide. Sono uscita, i fiocchi erano più grandi di quel che credevo e per una mezz’ora ho proprio avuto la sensazione di vivere in un paese nordico. Poi tutto è finito, la neve è diventata fanghiglia pastosa e l’incantesimo s’è spezzato.
Nonostante io e i miei due compagni d’avventura avessimo i biglietti in piedi (si, in piedi, all’opera, per la bellezza di 8 Lt) è stata un’emozione vedere quegli allegri ballerini zampettare su e giù per il palco sulle musiche di Чайковский (ah ah ah, mò indovinate chi è!). Fossi stata bambina sarei tornata a casa piroettando e saltellando.
E’ stata una domenica da 10 e Lode.

Altra bella esperienza di queste due settimane dicembrine è stata scrivere il paper per Posttraumatic Society in 9 ore il giorno prima della consegna e del relativo esame dopo 3 misere ore di sonno e una presentazione all’Università (in realtà una boiata ma dire “presentazione all’Università” fa molto figo, quindi lo scrivo). Sono andata a letto all’una che ero stravolta, non so per quale motivo ho preso le pastiglie di valeriana consigliatemi dalla A. e…mi è salita una gran botta! E’ stato veramente bizzarro.

Le belle chiacchiere con l’amica C. e l’amico A. mi hanno fatto capire che si, forse non ci rivedremo presto, magari ci rivedremo solo un’altra volta nella vita e poi mai più, ma il ricordo di queste due persone rimarrà a lungo. Posso proprio dire di volergli bene.

Situazione sentimentale, update del 17/12: mi era passata, ora è tornata, domani passerà di nuovo.

Le feste qui sanno proprio come farle, a parte quelli del dorm del Vpu.
Piccola parentesi, stasera vado a una festa al dorm del Vpu.

Cari i miei adorati lettori, altro da aggiungere non ho, vi saluto e vi abbraccio e ci sentiamo al prossimo post.

mercoledì 30 novembre 2011

Malinconia 0.2

Il periodo malinconico iniziato qualche giorno fa non è ancora terminato.
Il fastidio che mi provoca è immane. Ed è per di più associato ad una seria difficoltà a riprendere un ritmo sonno-veglia normale.
Perciò ora sono quasi le sei del mattino. Una settimana fa avrei detto che era figo essere svegli a quest’ora (presupponendo una serata carica fuori con gli amici), ora mi sento come mia nonna che senza pastiglia non dorme.

Cosa mi manca

Luoghi.
Piazza Maggiore, la mia cucina, il mio letto, il mio divano, via Zamboni, la biblioteca al 36, via Indipendenza, le due 600 più fiche della storia e i loro proprietari, l’autostrada Borgo-Rioveggio, i binari all’est, piazza Santo Stefano, piazza San Francesco, il 19, la Montagnola, H&M, via Castiglione, la mia Fiestina, l’Iper per fare la spesa con la mamma e riempire il carrello di cagate, l’Appennino, i portici, gli appuntamenti sotto le chiappe del Nettuno.

Persone.
Le persone non sono il motivo per il quale vorrei tornare. Ma alcuni amici mi mancano: il Ta, la Boo, il Godo, la Muder, la Michi, i’ babbbo, la Sissi, Ivan e Lawrence eccetera eccetera.

Cose da fare.
Ecco, principalmente voglio tornare a casa per FARE.
Voglio studiare e passare gli esami (e perderei la sessione di gennaio se stessi qui).
Voglio scoprire il lato culturale di Bologna andando a teatro, alle mostre, visitare le gallerie e i musei.
Voglio cercare un lavoro. Voglio mangiare un gelato da Gianni.
Voglio cercare un’agenzia che mi faccia fare da stagista.
Voglio raccogliere informazioni. Voglio andare al Kaiten.
Voglio fare un corso per conoscere gente nuova.
Voglio fare shopping di libri da MelOutlet.
Voglio andare al Kinder, al kaiten, al Millennium, alla Grada…
Voglio cucinare per i miei amici.
Voglio dimostrare ai miei che non sono quella di prima. Anche se non è vero.
Voglio prendere un the alla Linea e fare un aperitivo con gli amici.
Voglio andare all’Ikea. Voglio fare un giro in bici nonostante sia inverno.
Voglio fare una sorpresa alla Muder.
Voglio accendere un camino a Castioni, fare le chiacchiere e provare a cucinare i cepelinai.
Voglio vedere le mie nonne.
Voglio beccare la Sara e ricordare com’era bello vivere a Vilnius…

Perché?

Non so dire se è una fortuna, se è ingenuità o solo fretta ma ho la sensazione di aver fatto tutto ciò che dovevo fare qui e di aver appreso ciò che dovevo apprendere. Mi sono messa alla prova, ho superato gli ostacoli, ho imparato qualcosa in più su di me, ho capito come voglio vivere. Ora voglio vedere se sono in grado di essere la stessa anche a Bologna.
Ho trovato il mio spazio a Vilnius con successo.
Sarei in grado di ottenerne uno anche giocando in casa?

Le prove che ho superato qui hanno attestato che si, sono in grado di vivere all’estero. Quantomeno per qualche mese.
Ma non è troppo facile accontentarsi di saper vivere in un ambiente vergine, che altro non vuole che di sedurre per poi non essere abbandonato?
Questa bella Vilnius, che tanto mi affascinava ora mi sembra sempre uguale.
Come nei rapporti di coppia, si sta insieme se c’è amore.
Io avevo per Vilnius solo una cotta passeggera.
Io amo Bologna. Io voglio Bologna.
E così come me ne ero andata con le palle piene e la voglia di viaggiare, ora vorrei tornare a riconquistare la mia città.
La colpa non è tua, mia cara Dotta, ma è mia che non mi sono mai sforzata di conoscerti a fondo. Sei una città preziosa e nascondi un tesoro tra le tue mura.

Pigrizia, procrastinazione, tedio.
Un giorno tornerà tutto ciò anche a Bologna, magari verso marzo.
Lo so che, seduta sul mio letto e guardando fuori dalla finestra, un giorno maledirò la scelta di tornare a casa prematuramente.

Devo o non devo anticipare il mio ritorno a inizio gennaio invece che alla fine?

(si lo so, tutta questa pantomima per una ventina di giorni di differenza…ma io sto male al pensiero di stare qui a gennaio!)

lunedì 28 novembre 2011

Bizzarrie comportamentali

Succede che ho finalmente ammesso a me stessa il difetto che mia madre mi riconosce da sempre, cioè da quando ho 14 anni: mi stanco troppo in fretta.
Per carità, ancora non sono stufa di Vilnius è solo...si, è solo che mentalmente sono proiettata nel nuovo anno. E l'idea che il nuovo anno non coincida con il ritorno a casa mi fa venire i brividi come quando noto un peccato di asimmetria in un oggetto.
Horror et fastidium!
Però ormai il dado è tratto, ho prenotato già il volo di ritorno in terra lituana in tempo per il capodanno e poi ho gli esami da dare...ecco: non tornerò in Italia troppo dopo la metà di gennaio. Ho le mie cose da sbrigare, mi sono presa il mio tempo per ragionare e riflettere, ora è tempo di agire.
Spero che i restanti due mesi qui mi facciano ponderare ancora meglio le mie scelte.
Più passa il tempo più mi rendo conto che si, sto studiando e mi metto in gioco ma ormai il periodo di adattamento è terminato e io sono qui a fare la mantenuta, a bere birra e a non concludere poi un granchè. Per di più sento la lontananza da casa non tanto per un fattore di nostalgia ma proprio perchè ho voglia di fare qualcosa. Qui bevo e cazzeggio...e basta! E mi sento in colpa, dovrei sfruttare meglio il mio tempo.

Tanto per cambiare, come da una settimana a questa parte, sono le otto del mattino e io devo ancora andare a letto. Peccato che ho lezione all'una.
Temo che oggi sarà una lunghissima giornata...

venerdì 25 novembre 2011

Open letter to a friend

Mio caro amico,
ti scrivo nella mia lingua, che tu non conosci, perchè non muoio dalla voglia di dimostrarti che hai incommensurabilmente torto su un paio di cose.
Potrei anche provarci, a spiegarti, ma tu, come molte persone che si sentono intelligenti, hai più voglia di cercare conferme che hai ragione, che di mettere in dubbio la tua opinione. Sicchè ti scrivo su di un blog di cui ignori l'esistenza e in una lingua che non comprendi.
Il tuo caso è esemplare perchè, nonostante io non conosca le ragioni delle tue convinzioni, esse portano inconfutabilmente a un unico risultato: non vivere.
Può darsi, lo ammetto, che il tuo atteggiamento sia razionalmente corretto (rifugge parecchie obiezioni, dal punto di vista logico) ma non regge il confronto con una argomentazione di tipo sentimentale.

Mio caro amico,
tu hai detto che questo periodo di vita all'estero, essendo temporaneo, non giustifica un abbandono emotivo da parte di coloro i quali ne sono i protagonisti: noi. Perdonami l'arroganza con la quale avanzo la mia confutazione, ma trovo che sciocchezza più grande tu non la potessi proferire.
E' vero, siamo amici temporanei, siamo anzi solo conoscenti che per puro caso condividono per qualche mese un ambiente, qualche persona e certe attività.
Il punto è che, per quanto ci si possa sforzare di concepire la situazione da un punto di vista meramente logico, c'è molto di più qui che un semplice ambiente, semplici persone e semplici attività.
Quel qualcosa in più siamo noi, siamo noi che mettiamo in gioco noi stessi ogni giorno, cercando di guardare avanti e al contempo tentando di ignorare la data di scadenza che si profila all'orizzonte.
Non "lasciarsi andare" (espressione che odio) è inconcepibile, per una come me che è venuta qui appunto per VIVERE, per riscoprire che l'esistenza è molto più che semplice routine.
E' vero, tu puoi dire "a me la routine piace" oppure "io apprezzo lo stile di vita che conduco a casa". Molto bene. Allora perchè diamine hai deciso di venire qui?
Per quale dannato motivo una persona dovrebbe decire di andarsene da casa propria per poi vivere in mezzo a persone alle quali non si vuole legare perchè sa che tutto sta per finire?
Tu hai detto: "serve molto più tempo per diventare amici".
Non è vero. Tutto sta nell'intensità del rapporto, nella cura che si dedica a coltivarlo, nelle vicendevoli attenzioni, nelle parole che ci si scambia, nella comprensione che si tenta di avere l'uno dell'altro.
Può non durare per sempre.
Ma è ciò sufficiente per decretare che non ne vale la pena?

Mio caro amico,
voglio essere la nota stonata della tua perfetta sinfonia di noncuranza.
E voglio essere la macchia di colore del tuo progetto in bianco e nero.
Puoi pensarla come vuoi, ma non potevo starmene zitta, a modo mio dovevo reagire, anche se vigliaccamente su questo blog.
Non troverò mai il coraggio di tradurre questo mio scritto in inglese, e men che meno sarò mai in grado di dirti tutto ciò a voce (per una pura questione di carenza lessicale). Ma quanto vorrei che tu rispondessi alle mie domande!
Io vorrei tanto sapere cosa ti frulla nella testa, le ragioni delle tue convinzioni.

E' inutile terminare augurandoti un felice proseguimento di avventura.

Spero che il tuo ritorno a casa sia felice come te lo aspetti.

Valentina

sabato 19 novembre 2011

Money money money

Mr. Yorke si interroga atleticamente urlando dalle mie casse How do you? ma io non mi scompongo. Anche perché avrei un paio di persone alle quali porre la stessa domanda e non sono sicura di voler perdere tempo ascoltando la risposta.

L’introduzione non c’entra assolutamente nulla col topic del post.
Money money money. Quanto costa la vita a Vilnius? Cosa è bene comprare qui e cosa in Italia? Questi e molti altri interrogativi troveranno una non scientifica risposta nelle prossime righe.

Ammetto che prima di vivere qui credevo con convinzione che sarei riuscita a campare con 450€ al mese ovvero 1553 Litas, alloggio compreso.
Io vivo all’ ex Gile Hotel ora Corner Hotel (la questione dell’hotel intimorisce ma in realtà è un dormitorio privato pieno di studenti), in una doppia che abito da sola per metà della settimana dato che la mia roommate è lituana e torna sempre al suo villaggio d’origine.
Dalle 1553 Lt presupposte ne devo detrarre 700 (camera più spese di riscaldamento e acqua del bagno in camera). Ne rimangono 853, che divisi per i 31 giorni del mese fanno circa 27 Lt al giorno da spendere in cibo, birra e spese all’occorrenza.
E’ difficile vivere con 27 Lt in tasca, soprattutto se si ama la birra.

Lo studente Erasmus che si appresta a vivere qui deve sapere che il primo mese sarà una botta al portafoglio pazzesca, causa tutti gli acquisti necessari che vanno fatti: padelle e posate, saponi, quaderni e materiale del bravo studente, casse per la musica…
Sembrano cazzate ma le piccole cose alle quali non ricordiamo di essere abituati e che non possiamo portare in valigia vanno acquistate ex novo qui.
Poi, col tempo che passa, ci si impone uno stile di vita poco spendaccione e ci si ritrova a fare i tirchi per qualche litas in più per un acquisto oggettivamente utile e a spendere banconote su banconote in birra.

Le mie professoresse di italiano a scuola mi hanno sempre ripetuto che l’elenco non è una risorsa letteraria utile se non per fare la spesa.
Che s’inculino un cipresso dunque! (cit. Caparezza), io ora faccio due elenchi coi fiocchi.

Cose che esistono per reificare il concetto di proporzionalità inversa tra qualità e prezzo. Ovvero cose da non comprare qui:


-Scarpe. A prescindere dal fatto che la moda calzaturificia qui si è fermata a 15 anni fa , non solo i modelli sono di una bellezza discutibile ma, se sono di qualità, costano come in Italia.
Eccezioni: gli scarponi da uomo (molto utili per me…): se ne trovano di bei modelli anche a 40€ (che è poco per il tipo di scarpa); le scarpe di tela stile All Star: al mercato ne ho viste anche a 10 Lt.

-Giacche di piumino. Se ne trovano a iosa, anche se quelle femminili sono tutte uguali e fanno molto stile “zarina anni ‘90”. I prezzi, per un piumino di qualità, sono gli stessi che in Italia, dai 100 euro in su.

-Tecnologia. Computer, mp3 et similia non sono il massimo qui. A detta di due amici ingegneri italiani che lavoravano qui la qualità è superata e i prezzi sono oltremodo elevati. Qui non è il paradiso dei nerd.

Cose che ti troverai a comprare a kili/litri solo perché costano poco:


-Birra. Detta Alus in lingua lituana, è il bene di prima necessità di ogni studente che si rispetti. Al supermercato ne vendono anche da 3 Lt al litro, nei locali il prezzo per una 0.5 parte dalle 5 Lt (vedi Pogo Baras in Vilniaus Gatve). Generalmente comunque la si trova per 6 o 7 Lt.

-Cibo al Maxima. Una pagnottona di pane viene 1.79 Lt, il latte è sulle 2.90 Lt, un succo di frutta parte dalle 4 Lt, mezzo chilo di pasta Barilla è sulle 3 e qualcosa Lt, i pomodori sono circa sulle 5 Lt al kg, una bistecca è sulle 5 Lt.

-Caffè. Ho notato che molti studenti italiani hanno sviluppato negli anni una forte dipendeza da caffè. Bene, qui vi disintossicherete.
Il caffè, come è facile immaginare, qui non viene concepito come espresso ma come bicchierone stile Starbucks. In compenso costa molto meno. Ci sono molte catene (Coffee Inn, Vero Cafè...) che offrono non solo litri di nera bevanda ma anche comodi spazi in cui perdere pomeriggi in chiacchiere seduti su pantagrueliche poltrone. Adovvo!
Il prezzo per l’espresso è sulle 3 Lt mentre per il bicchierone è sulle 6.

-Kebab. Ha sostituito la piadina nei cuori degli Italiani, l’invasione del doner ha ucciso finora migliaia di stomaci. Qui vi è pure uno strampalato kebabbaro 24/24h molto vicino al Play Baras. Il prezzo per un didelis kebabas (ovvero grande, e quando dico grande più che altro intendo lungo. Diciamo 25 cm di panino.) parte dalle 8 Lt. In Gedimino Prospektas c’è pure un posto che li fa a 5 Lt…

-Vestiti usati. Qui è pieno di negozi di vestiti di seconda mano. E la qualità è ottima. Il più celebre è Humana. Si, esattamente quello dell’associazione no-profit. Il ricavato dei negozi viene speso per la raccolta dei vestiti negli altri paesi del mondo.

Per altre questioni, chiedete e vi sarà risposto!

giovedì 17 novembre 2011

Tallinn

Bisogna andare a Tallinn almeno una volta nella vita.
E' tutto ciò che ho da dire.

Varsavia

L'esperienza polacca è nata da una nottata di puro scazzo davanti al pc.
Presente quei momenti in cui nulla capita intorno a te ma tutto dentro di te è in subbuglio e vorresti rannichiarti fino a premere le ginocchia sul petto sperando che per un improvviso miracolo tu possa diventare un uovo e non avere più problemi? Si, lo so, non hai presente. Ma io si. Ed è come mi sentivo quella sera.
Perciò ho deciso di andarmene da Vilnius e visitare una città nei dintorni, ne ho trovata una a 500 km che si chiama Varsavia.

Ho viaggiato in pullman per la misera cifra di 6 euro a/r e dopo 9 ore sono giunta nella big city polacca: orcaboia quanto è gigantesca!
E' inutile fare confronti con Vilnius, sono due universi a parte, ed è forse per il grande contrasto tra le due capitali che il mio arrivo è stato a dir poco sorprendente.
Purtroppo Varsavia non ha alcun fascino.
E' una grigia metropoli i cui grattacieli grigi si fondono con un cielo
perennemente di cemento, non vi è modo per gli occhi di provare alcun minimo di gioia.
Certo, ha i suoi scorci caratteristici ma probabilmente non vale la pena di spenderci più di un giorno. So sorry Warsaw!

Nonostante tutto ricordo con piacere l'esperienza perchè è stata la prima volta che sono stata ospitata tramite CouchSurfing.
La mia host Patrycja è la versione vivente di un ossimoro: naive, determinata, egoista e sbadata. Anche intelligente e interessante, ma purtroppo è spesso prevalsa la sensazione che non gliene potesse fregare di meno della mia presenza in casa sua. E la cosa ha avuto i suoi aspetti positivi, non lo nego.
Il suo flatmate Konrad è stato molto più accogliente e premuroso nei miei confronti, è nata fin da subito una bella intesa che ha reso piacevole la mia permanenza in casa loro.
La grande botta di fortuna è stata conoscere un sacco di gente polacca in occasione della festa di compleanno di Patrycja.
Dato che ero l'unica straniera, come dire, attiravo l'attenzione e nonostante sia stata per buona parte della serata uno pseudofenomeno da baraccone da osservare e tempestare di domande, sono stata meravigliosamente a mio agio.
E' banale da dire ma ritrovarsi circondati da persone che non conosci e che sai che non rivedrai mai più aggiunge un pizzico di magia ai momenti insieme.
La consapevolezza di vivere un attimo irripetibile vela le chiacchiere di malinconia ma le esalta con la logica del carpe diem.

L'ultimo giorno, lasciato il piccolo appartamento di Pat, ho incontrato un'altra ragazza conosciuta tramite CouchSurfing e ho vissuto tutt'altro genere di esperienza. Monika non è una trottola impazzita ma una ragazza beneducata e generosa che ama viaggiare e fare l'autostop. Le chiacchiere con lei sono state rilassanti ed hanno rappresentato un toccasana dopo il baillamme delle sere prima.
Abbiamo girato qualche locale e bevuto ettolitri di birra, as usual, ma non ricordo alcun nome di locale da poter consigliare. Sono una pessima recensitrice.
Posso però dire che se proprio si vuole visitare Varsavia un ottimo posto dove alloggiare è l'ostello Tamka, economico e vicino al centro.
Da fuori sembra un piccolo ecomostro sovietico, l'interno invece è confortevole.

Non tornerò più a visitare Varsavia per il solo gusto di farlo, la città purtroppo mi ha lasciato con l'amaro in bocca. E Vilnius mi è mancata tanto.
Malgrado ciò sono orgogliosa di me stessa per essere partita, aver gestito degnamente la convivenza con persone sconosciute e per aver goduto di una città nonostante la sua mediocrità.

martedì 1 novembre 2011

Fuck off con dolcezza e tanto affetto

OK, questo non è il luogo per un certo tipo di sfoghi, questo non è il luogo nemmeno per un certo tipo di confessioni ma, ed è ciò che mi preme di più, questo è il luogo per scrivere quel che mi pare. E così farò.

Il punto, sinteticamente, è questo: quando ti lasci alle spalle il tuo mondo ti trovi per forza di cose a costruirtene uno nuovo. Occorre lavorare su una nuova rete di relazioni, occorre elaborare un nuovo stile di vita, occorre ideare un modo non autodistruttivo di condurre la propria vita.
Ora, tutto questo può essere fatto in molteplici modi.
Ho visto gente qui perdere il controllo di sè, e dire che non è mica il Vietnam.
Diciamo che occorre avere buon senso, che è esattamente ciò che serve in qualsiasi occasione in cui si progetta di creare qualcosa dal nulla.
Non è per mitizzare il concetto di erasmus, non è certo questo il punto, ma bisogna essere sinceri nel dire che, per qualsiasi ragione si sia all'estero, ci si trova obbligati a partire da zero.
Perciò, cacciavite e martello, mi preparo a smantellare la mia creatura.
Voglio capire come ho vissuto questi due mesi e voglio capire perchè cazzo in questo momento sto perdendo...sto perdendo qualcosa, non so cosa, ma ora è diverso da prima, quindi qualcosa devo averlo perso di sicuro.

Settembre: il mese delle sfide che sembrano insormontabili ma che si rivelano delle sciocchezze tanto era l'entusiasmo con cui affrontavo la vita.
L'aspetto sociale è quello che mi preme maggiormente: iniziavo a conoscere gente e, con molta calma, a scegliermi inconsapevolmente la mia "compagnia".
Il fatto base, che ho sempre adorato, è che nonstante la cerchia di amici più vicini, non contavano loro, contavo io. Cosa voglio fare io? Voglio stare con loro o cambiare gruppo? Voglio passare la serata così o ho altri piani?
IO, IO, IO.
E non ho mai provato tanta libertà in vita.
Primo, potevo fare ciò che desideravo.
Secondo, potevo fare tutto consapevole che nessuno se la sarebbe legata al dito.
Terzo, potevo fare tutto senza sentirmi in colpa per l'abbandonare qualcuno ad un diverso destino.

Ottobre: il cerchio di amicizie si fortifica, il mese passa in un baleno e molte cose cambiano. Chiaramente ho la stessa libertà di prima, nessuno che mi ferma dal fare ciò che voglio, nessuno che se la lega al dito per niente, nessuno a cui frega qualcosa di ciò che faccio.
Ottobre è finito e l'amara conclusione è la seguente.
Non importa quanta libertà gli altri possano darmi, sarò sempre in grado di costruirmi da sola le mie catene.
The end. That's it. Ovvero: sono una pirla.
Possibile che riesca a pormi dei limiti da sola? Possibile che sia io stessa la fautrice di tutti i miei casini emotivi?
Ora, anche in questo caso ho elaborato la mia personale spiegazione di ciò che mi sta succendendo.

Siamo persone, abbiamo sentimenti, abbiamo voglie e abbiamo obiettivi.
Siamo persone, abbiamo paure, abbiamo regole e abbiamo ostacoli.
Sentimenti, voglie, obiettivi, paure, regole e ostacoli devono trovare la giusta combinazione dato che dobbiamo vivere in armonia.
Quello che è successo a me nell'ultima settimana è uno scombussolamento di questa armonia. Credo che "sentimento" e "paure" siano impennati, col conseguente decremento dei livelli di "obiettivi" e "regole".
Ok, la smetto di tormentarmi il cervello, torno sulla terra e adotto un linguaggio pagano: mi sono presa una cotta.

Qual adolescenziale sentimento! Qual ridicolo esodo di consapevolezza!
Sono tornata a quasi 10 anni fa, il primo batticuore, le prime insicurezze. Sentirsi costantemente in una tensione quasi estatica, a volte febbricitante di felicità, a volte teneramente deprimente.
Perdere di sovente il filo dei propri pensieri razionali per abbandonarsi a fantasie che neanche Kiss Me Licia.
Come mi sento?
Patetica, felice di essere patetica e pateticamente consapevole di essere patetica ma testardamente convinta che essere patetica sia solo un'etichetta affibbiata da qualcuno che, secondo la mia modesta opinione, ha una folle paura dei sentimenti.

In conclusione.
Non so cosa pensare, a volte sto malissimo, il mio stomaco si beccherà qualcosa di brutto se non la smette di contrarsi continuamente, faccio viaggi mentali interminabili, mi pongo le domande più ridicole (volete ridere? Ecco un esempio di domanda ridicola: "Quando ci salutiamo, mi abbraccia a lungo come con gli altri?"), ascolto musica da bimbeminkia (questa direi è decisamente la cosa peggiore), mi rovino le serate perdendo tempo a fissare una porta dalla quale spero possa entrare, mi detesto e mi adoro per come perdo il controllo della mia caratteristica e pseudoinossidabile razionalità.
La lista potrebbe continuare a lungo, potrei aggiungere ad esempio che sento il bisogno incontrastabile di una amica con la quale confidarmi, e ne avrei una, ma sento come se tra noi ci fosse un oceano di distanza, perciò devo tenermi tutto sto bordello di cose dentro (e scrivere su un blog pubblico è un bel modo per tenersi le cose dentro,no?!)

Ovunque tutto questo porti, sono felice di aver scoperto di poter tornare adolescente con così tanta sofferenza.

lunedì 24 ottobre 2011

Curiosità n°7

In Lituania le sigarette costano meno, gli accendini costano meno, vendono addirittura i fiammiferi (che costano meno) ma è praticamente impossibile trovare tabacco non aromatizzato.
Ma se vi piacciono i gusti mango, ciliega et similia siete a cavallo.

Curiosità n°6

In Lituania non esistono i biscotti da tocciare nel latte.

mercoledì 19 ottobre 2011

Non ho fantasia per un titolo decente

Nelle ultime due settimane ho vissuto Vilnius in maniera nuova: l'arrivo di un caro amico e della mia famiglia (in tempi diversi ma ravvicinati) mi ha fatto cambiare prospettiva.
Per sei giorni, il tempo in cui il mio amico V. è stato qui, sono stata la guida per la Vilnius da bere. Abbiamo visitato locali, mangiato piatti tipici (tra cui un pesce che sembrava un fossile dell'Eocene), ballato in club kitchissimi e in pub strapieni, bevuto ettolitri di birra e fatto tante tante risate.

Poi, con l'arrivo della Family, il TRAUMA: dove diavolo li porto????
Mica possiamo andare a sbronzarci allegramente o a ballare al Fluxus!
Ah, maledetta vita universitaria che mi fai apprezzare solo luoghi di perdizione!
Ah, dannata birra che sei ovunque e non ti posso certo tracannare con i miei!
Sciagura su di voi per avermi traviato da una normale, routinaria, pallosissima vita a Bologna!

Mmm, mumble muble, pensa che ti ripensa l'inaspettata svolta: ai miei non gliene frega una mazza di musei e menate varie!
Come dire: Vilnius sa corrompere anche persone per bene di 50 anni.
Perciò via a bere (poco, lo ammetto) e mangiare nelle osterie, a camminare come matti su e giù per la città!

Sono state due settimane bizzarre, in cui sono stata spettatrice di un piacevole mix di luoghi e persone.
E, inaspettatamente, non ho sofferto di malinconia dopo la loro partenza.
Certo, fa strano accompagnare all'aereoporto i propri genitori e la sorellina e non partire con loro.
Fa strano dire a un grande amico: "Ci vediamo tra 4 mesi".
Ma anche questo è parte dell'Erasmus, è una delle sfide che noi studenti all'estero affrontiamo ogni giorno.
Avete idea di cosa voglia dire stare lontani da casa per 6 mesi in un posto strafigo con gente carica a bere della birra e a far festa dalla mattina alla sera???
No, è una gag.
Abbiamo le nostre piccole sfide quotidiane, come affrontare momenti di spaventosa solitudine nonostante si sia circondati da persone, come doversi occupare in totale autonomia di ogni aspetto burocratico (e ce ne sono molti: dall'università, al dormitorio, alle banche...), come sopravvivere in camere o appartamenti senza riscaldamento, come dover parlare sempre e solo in inglese (questa sembra essere una sfida insormontabile per gli spagnoli specialmente), in generale, come imparare a prendersi cura di sè stessi nel migliore dei modi.
L'arrivo di persone a cui voglio bene è stato un modo per ricaricare le pile e per mostrare con orgoglio il posto in cui sono felice.

Auguro ad ogni studente Erasmus di avere la fortuna di essere raggiunto dagli amici e dalla famiglia, di sentirsi "a casa" con gente "da casa" ma in un contesto nuovo come una capitale estera.
Sekmes!

domenica 9 ottobre 2011

Soul Box

Address: Vilniaus g. 33 / Palangos g. 4

Questo locale funge da ristorante e lounge bar di giorno e da discoteca la sera.
E' impossibile da classificare, "eterogeneo" è il termine che più gli si addice: è frequentato da esponenti di ogni cavolo di cultura giovanile che si possa trovare a Vilnius (dal freakettone, il rastaman, la fighetta con la minigonna, il figlio di papà, l'erasmus che fa il tonico, il 30enne che si sente un ragazzino...) e offre serate sempre diverse.
Per fare un esempio: questa settimana ha proposto una jam funky il mercoledì, techno minimal il venerdì e hip-hop il sabato.
Grande pregio: a volte l'ingresso è gratuito.

Non è un locale enorme ma gli spazi sono ben distribuiti, il risultato è che chi vuole ballare è libero di farlo senza rompere le scatole a chi vuole bere e chiacchierare.
La pista ha una caratteristica forma a mezzaluna, con pouf per sedersi lungo il muro e lo spazio centrale per ballare. La stessa area funge da salotto quando non vi sono dj, munita ovviamente del necessario per accomodarsi e sorseggiare birra degnamente.
Il bar è scenografico ma non è tra i più economici: 7 litas per mezzo litro della birra più economica (e non c'è neanche una vasta scelta, è più un cocktail bar) e per altri drink si parte dalle 12 litas.
Vi si può anche mangiare ma i prezzi sono inversamente proporzionali alla quantità del cibo, e assicuro che i piatti non strabordano...

In definitiva, è uno dei luoghi dai quali si deve per forza transitare se si vuole vivere Vilnius adeguatamente.
Questo è il suo sito: www.soulbox.lt

lunedì 3 ottobre 2011

Play Baras

Il Play Club è un locale per gente tranquilla e freakettoni che hanno voglia di bere birra, giocare gratis a biliardino e ballare senza troppi problemi.
Si trova in Pamenkalnio gatve 17/3, sicchè a 200 metri da Gedimino Prospektas.

Ha tutte le buone qualità che ci si aspetta di trovare in un mini locale di 40 mq: costo della birra nella media (circa 7 litas), musica varia (reggae, anni '70, rock...) e gente generalmente cordiale.
Non è consigliato per chi detesta gente alternativa, con quei strani capelli che si fanno i giovani oggi, presente no? quelli a spuncioni che puzzano perchè non si lavano, e hanno i cani e spacciano droga.
Ok, la smetto di prendere per il culo i fighetti da Salento.
Anyway, il locale non è indicato per:
-claustrofobici
-fighetti
-razzisti.

Per il resto è uno dei posti migliori per espandere il proprio giro di conoscenze lituane: non ci sono quasi mai studenti erasmus ed è per questo che si attira l'attenzione quando si parla in inglese.
Ciò fa si che ci si ritrovi spesso circondati da persone curiose di sapere chi sei, da dove vieni e perchè diavolo ti trovi in Lituania.
Questa è una bella domanda, si prega di fornire anche una bella risposta.

Buon divertimento!!!

Il canto della foresta

Sono diventata una yes-girl.
Ciò significa che dico sempre sì alle proposte degli amici e non penso mai troppo prima di prendere un impegno…è sempre sì sì e sì!
Perciò è facile dedurre come io sia finita a passare il mio week end in una foresta a 40 km da Vilnius: è bastato che il mio amico E., abituato a questo genere di esperienze, lanciasse la proposta.
Non sono affatto abituata alla vita nei boschi, non so come si sopravvive senza elettricità e riscaldamento (ed eventualmente una macchina nella quale cercare riparo), non so le regole della Natura.
Tuttavia sono sopravvissuta.

Abbiamo raggiunto il posto nel pomeriggio di sabato, dopo aver fatto la spesa a Vilnius e preso un trenino: una radura affatto sperduta provvista (pure!) di giochi in legno per i bambini, casetta e cavallo nelle vicinanze.

Le attività del fine settimana sono state ludiche e bucoliche: montare le tende, passeggiare nel bosco, raccogliere funghi, intagliare il legno, fare della giocoleria con i flower sticks, accendere il fuoco e cucinare su di esso.
Cose semplici che però mi hanno dato tanto, e non è un modo di dire.

La riflessione principale che ho fatto a posteriori è stata che ogni azione, ogni attività si riempiva di significato senza che toccasse attribuirgliene uno.
Ogni cosa aveva il suo perché senza che occorresse ragionarci, o sragionarci, sopra.
Se mi fossi messa a intagliare del legno qui al Gile avrei avuto la sensazione di perdere il mio tempo in un’attività estremamente “weird”.
Invece i pensieri e le preoccupazioni non entrano nella foresta, non passa mai per la testa l’idea che si stia sprecando il proprio tempo e non se ne perde del prezioso nel pre-giudicare cosa si sta per fare.
Ovvio, sono stata una fake hippie che è “scappata” dalla città per soli due giorni.
Eppure ho sperimentato un’ampia gamma di sensazioni.

L’estrema felicità di sentirmi sufficiente per essere felice.
Ero felice perché ero felice, stop. Non perché ho raggiunto degli obiettivi, non perché ho dimostrato quanto valgo, non perché qualcuno mi ha fatto un complimento o una carineria.
Ero felice perché ero viva e sentivo di esserlo.
Non so spiegarmi meglio, me ne dispiace.

L’estrema angoscia. Ho sperimentato un forte senso di ansia.
La Natura, in una giornata di sole, rispecchia gli stati d’animo delle persone serene: l’erba brilla del suo verde magico, gli uccelli cantano nascosti tra i rami, il fiume scorre imperterrito, il fuoco scoppietta allegro.
Ma la notte, la Natura è tutt’altro. Buio e freddo circondano il falò, si è impotenti dinnanzi a tanta forza. Fare luce nel buio e fare caldo nel freddo è una guerra persa in partenza dall’uomo, quando è solo un uomo.
La legna era umida ed era difficile mantenere vispo il fuoco, la nebbia confondeva i contorni degli alberi e questi, scuri e ritti nella notte, erano minacciosi e tetri.
La mia personale lotta contro l’ansia, se così vogliamo chiamarla (era più un senso di impotenza misto a pensieri legati al pre-erasmus) è iniziata nel momento in cui mi sono allontanata dal falò e dal gruppo per espletare quel bisogno fisiologico volgarmente detto pipì.
Porca miseria mi è bastato camminare 30 metri per cambiare il mio punto di vista sulla situazione. Non eravamo più 5 allegri giovani coraggiosi che vanno nella foresta per divertirsi ma eravamo 5 finti-maturi troppo ottusi per accorgersi che la Natura è molto più forte di quanto si voglia chiedere.
Che ansia. Mi è occorso del tempo per riponderare la situazione, ricalibrare il mio sguardo sul mondo.

Non so se ciò che ho portato a casa da questa esperienza intensa durerà nel tempo, se mi ricorderò gli insegnamenti dei miei amici su come sopravvivere nel bosco, se ho davvero imparato qualcosa.
Ciò che al momento so è che mi sento di consigliare a tutti di sperimentare un piccolo periodo in mezzo alla natura, di lasciarsi alle spalle tutto ciò che è artificiale e umano per immergersi nel mondo naturale e originale.
Lasciare a casa il Sé sprovveduto per tirare fuori quello istintivo e combattivo.
Sėkmės.

domenica 25 settembre 2011

Tranquilo man!

Quando qualcuno mi chiederà, al mio ritorno in Italia, “qual è la cosa più strana che hai fatto lassù?”, probabilmente racconterò di questo pazzo week end di fine settembre. Incredibile è dire poco. Ho visto cose che voi umani…no, ok, sto scherzando. Ma è stato fuori dall’ordinario. Ora racconto.

Venerdì

Come ho già descritto nello scorso post, il giovedì sera è stato piuttosto movimentato, tra Gipsy King, pub alternativi, birra, biliardo eccetera.
Il venerdì è stato dieci volte più imprevedibile del giovedì.
La serata inizia a casa di amici, vodka a fiumi (per loro, io dalla sera del mio compleanno – che mi sono guardata bene dal raccontare qua- non bevo più vodka) e chiacchiere. Alla tarda ora delle due di notte ci decidiamo a uscire di casa, diretti a un techno party. Il luogo è assai vicino a dove ci trovavamo ma il tragitto è stato a dir poco esilarante, grazie all’amico M., ubriaco marcio ma euforico. Mi sembrava un Orso Yogi devastato dall’alcol, ma felice.
Il techno party si è tenuto nel sottotetto di un ospedale abbandonato di cinque o sei piani, in pieno centro città. Già questo è pazzesco. E’ come se in Via Indipendenza a Bologna un palazzo andasse in malora e il comune desse la possibilità ai giovani (no barboni, no senzatetto) di abitarci e di gestirselo in autonomia. Che figata!
Purtroppo alla festa eravamo in pochi e l’età media sarà stata la mia, perciò sbarbi ovunque.
Gente tranquilla che per essere lituana era socievole; anche se eravamo gli unici stranieri non ci hanno fatto storie (come può capitare in certe disco “per lituani” della città).
La serata è stato un continuo sballottamento tra la zona con la musica, le chiacchiere in qualche area del palazzo, aiutare l’amico ubriaco, conoscere nuova gente, have fun and relax.
Troppo bello. Sono tornata a casa alle 07.00, distrutta.

Sabato

Il sabato è stato un proseguimento del venerdì, in termini di feelings e divertimento.
Con il valore aggiunto di una sveglia all’una per andare a visitare il National Art Museum, le camminate infinite lungo il fiume e il digiuno fino a sera.
Insomma, ho aggiunto stanchezza alla stanchezza, ma ne è valsa in pieno la pena.
Ieri Vilnius ha festeggiato la festa pagana del fuoco con feste, fuochi d’artificio
e spettacoli. Ho avuto l’immensa fortuna di assistere ad uno di questi spettacoli, ed è stato da pelle d’oca (e non solo per il freddo porco che c'era).
Hanno acceso mille candele poste su una sponda del fiume a formare una scritta, alcuni ragazzi facevano giocoleria con il fuoco e, difficile da immaginare ma vero, alcune canoe trainavano sull’acqua delle costruzioni illuminate da ceri. Tutto questo poco dopo il tramonto.
E’ stato uno show impagabile, bellissimo.

Sul King Mindaugas bridge ho recuperato la mia amica C. e siamo andate in un appartamento in centro a cenare. Pizza! Preparata da italiane. La ciliegina sulla torta di una giornata bellissima.

Ma l’avventura non è ancora finita. Dopo cena sono uscita con l’intento di scovare un trance party che si doveva tenere da qualche parte nei pressi del fiume, ma ho fallito nell’impresa.
In compenso ho ribeccato un amico colombiano e conosciuto uno estone.
L’amica C. al seguito ci siamo mossi alla volta del Fluxus, l’ospedale abbandonato. E al suo interno sono riprese le chiacchiere, i racconti, lo scambio di esperienze. Il ragazzo colombiano, E., ha tante di quelle storie da condividere che ci si potrebbe scrivere un libro.
Abbiamo dormito in loco, chiaramente per terra. E’ stata una delle dormite migliori del mondo.
E. mi ha detto che ho dormito col sorriso.

Domenica

Un week end iniziato all’insegna del polleggio (in italiano: della serenità) non poteva che finire sulla sponda di un fiume, ad ascoltare il gorgoglio continuo dell’acqua e a mangiare panini farciti con ogni ben di dio.
Io e C., le due ragazze della situazione, siamo state trattate con i guanti di velluto per tutto il tempo e qui, detto sinceramente, è un po’ raro.
Si, i lituani sono cortesi e gentili, ma è spudoratamente visibile la concezione di alcuni della donna come oggetto. E’ proprio palese. Toccate di culo non richieste, atteggiamenti spavaldi. E dire che da italiana ci dovrei essere abituata.
Mi scuso per la divagazione, era per sottolineare che siamo state trattate da “persone” e non da “buchi”, rendo l’idea?
E. ha fatto da maître: la birra nel fiume a rinfrescarsi, il coltellino a tagliare pane, pomodori, cetrioli e wurstel...e il pranzo è pronto! Squisito.
Le chiacchiere le abbiamo fatte in francese, tocco di classe apprezzato dal mio cervello, che dopo un mese di inglese aveva bisogno di rilassarsi un poco.
Non ci è nemmeno mancato il sole, era lassù a splendere e a riscaldare le nostre membra contratte e stanche.

E’ stato un week end che, se dovessi definirlo in una parola, descriverei come:
estasi.
Un week end che, se dovessi definirlo in due parole, descriverei come:
da ricordare.
Un week end che, se dovessi definirlo in suono, descriverei come:
wooow.





PS: Estasi: “stato psichico di sospensione ed elevazione mistico della mente”- Wikipedia
PS: per saperne di più sulla festa pagana del fuoco visitare http://www.etno.lt/index.php/en/rudens-lygiadienis/324-rudens-lygiadienis-2011

sabato 24 settembre 2011

Un giovedì di ordinaria follia - parte II

Il primo passo verso il mondo underground vilniussino è stato compiuto in un locale (“Metro”, ma l’insegna recita tutt’altro, qualcosa di lungo in lingua locale.) sulla collina tra Tauro g. e Pamėnkalnio g. (g. sta per gatvė), all’interno di quello che dall’esterno sembra essere un palazzo governativo andato in malora.
I presupposti c’erano tutti: una balotta di scoppiati studenti Erasmus, un edificio in pseudo rovina e un locale semi-deserto con il karaoke metal.
E’ stata una delle uscite più divertenti da quando sono qui!
Birra economica (4.5 Lt per 0.3 litri di birra scura), biliardo, karaoke!, qualche metallaro socievole e alla mano, possibilità di fare tutto il bordello immaginabile. Ah, se ci fossero di ‘sti posti anche nella decrepita Bologna! Altro che il defunto “Transilvania” o l’indie-cool “Covo”…
Non ho idea di quanto tempo abbiamo trascorso lì, so solo che il gruppo si è lentamente decimato fino a quando, a tarda notte, siamo rimasti solo io e il tedesco S.
E adesso dove andiamo? Non c’è neanche bisogno di chiederlo, a 300 metri, scesi dalla collina verso Tauro g. c’è il “Play Club”, altro locale per alternativi e scoppiati in generale.
Abbiamo conosciuto nell’ordine i seguenti autoctoni: un ragazzo di Klaipeda che ci ha offerto della birra, sua sorella, un tizio che ha vissuto tre anni in Irlanda, un energumeno ubriaco che voleva picchiare S. perché straniero, un uomo vestito tutto bene con giacca e cravatta che ha telefonato ad una ragazza che ha studiato a Cagliari e mi ci ha fatto parlare.
Un centrifugato di soggetti misti. Avrei fatto volentieri a meno dell’energumeno razzista, il quale, molto educatamente, nel tentativo di tirare una manata a Sebastian ha colpito la sottoscritta sulla testa. Non era un pugno, né un cazzotto, ma un colpo del tutto sopportabile se non fosse che quando mi sono girata per vedere chi fosse il responsabile mi sono trovata di fronte un pelatone di un metro e novanta per 140 kili di grasso e muscoli.
La cosa sconcertante è che mi ha guardato con gli occhi di un agnellino, si è messo a pregare di scusarlo e mi ha stretto la testa in quello che doveva essere un abbraccio ma che in realtà era una morsa che avrebbe potuto mandarmi all’altro mondo, se lo avesse voluto.
Sì, è stato shockante. E bisogna farci un po’ l’abitudine e tenere gli occhi sempre aperti perché di individui del genere ce ne sono fin troppi. E non importa che siano alti e grossi, se sono ubriachi sono delle macchine da guerra.
Come il vecchio incazzato la sera della finale degli Eurobasket, ma questa è un’altra storia…

Sono le 19.50 di venerdì 23 settembre, è tempo di trarre le fila della lunga giornata di ieri e poi spegnere il computer e andare a fare vita sociale outside.

La morale del mio giovedì è la seguente:
c’è sempre qualcosa di meglio da fare che andare al Tarantino.

venerdì 23 settembre 2011

Un giovedì di ordinaria follia - parte I

Grazie Bukowski per i tuoi sopravvalutati libri, per la tua brutta faccia e per i tuoi ossimori.

Rincaso alle ore 06.00 di venerdì mattina, sobria ("sbronzarsi": pratica diffusa tra individui e/o noiosi e/o con scarsa fantasia e/o annoiati-fine del momento moralista) e incredibilmente stanca.
Come spesso mi capita, esco a metà giornata e torno alla tana dopo 8-10-12 ore e ciò significa girovagare per la città con lo zaino stile boyscout, pesante e soprattutto ingombrante.
Ora manco a farlo apposta sono le 18.00, sono passate dodici ore dal mio rientro e mi appresto a raccontare il mio giovedì fuori dall'ordinario di ieri.

Mi sveglio, mi vesto, mi esco dal Gile per una volta non in ritardo e mi dirigo a passo sciallo verso l’Uni, per le lezioni di Abnormal Psychology e di Post-traumatic Society.
Dalle 13.00 fino alle 16.30 sono impegnata a rispettare il mio adorato ruolo di studentessa, poi, terminato il tutto, scioccamente, penso "torno a casa, mi faccio una doccia che ne ho bisogno, cerco dei vestiti carini per stasera e vado al Tarantino". NO!

Lo stravolgimento dei miei futili, quanto poco interessanti, piani inizia con quattro chiacchiere con Q., ragazzo francese che studia in Belgio: c’è una lezione pratica di meditazione alle 19.00.
Una lezione di meditazione all’università? Ma subito!
Anche se significa tornare a casa tardi, non importa, devo fare questa esperienza.
Come se non bastasse, scopro da A. che nella piazza di fronte al municipio suonano…i Gipsy King! Grasse risate, sguardi sconcertati e poi la decisione finale: si andrà al concerto dopo la meditazione! “Andrò al Tarantino senza passare da casa, anche se avrei urgenza di una doccia…”.
La mia giornata ha perciò preso rapidamente e inaspettatamente una piega simil-mistica e buffonesca.
La meditazione è stata relativamente interessante e il concerto è stato a dir poco curioso. La band che ha suonato prima dei GK è stata da me ampiamente apprezzata (sarà banale ma ascoltare “What a wonderful word”, guardarsi intorno e realizzare per l’ennesima volta di avercela fatta, sono a Vilnius!, non ha eguali) ma i GK…andiamo! Non ne potevo più!
E’ stata dura sostenere il binomio “shitty music”/“lituani-che-ai-concerti-non-ballano”.
A concludere il Grande Evento pure i fuochi d’artificio…l’amministrazione lituana col costo dei suddetti si è giocata il riscaldamento del Comune per il mese di Ottobre.
Dopo una bella chiacchierata in compagnia e una birra, rigorosamente scura, nel locale sotto il Centro di Arte Contemporanea abbiamo alzato le chiappe e dato alla nottata una drastica connotazione ROCK.


...to be continued

martedì 20 settembre 2011

Blue mood

Quello che adoro di me in queste situazioni, in mezzo a tanta gente, mille stimoli ecc ecc ecc è che mi adatto bene ai nuovi ritmi e riesco a farmi rapidamente una rete di amici.

Quello che odio di me in queste situazioni, è che non riesco a godermele appieno perchè timorosa della FINE.
Cazzo, sono 21 giorni che mi trovo qui e già penso a quanto soffrirò al momento del ritorno a casa.
Ho una fifa blu di affezionarmi alle persone per paura di soffrire nel dire loro "addio" tra 4 mesi.
Ogni tanto la notte perdo il sonno (o il senno?) rimuginando su quanto sarà faticoso salire sull'aereo di sola andata per Bergamo.
Detesto questo mio modo di guastarmi la vita, di farmi sopraffare dalle ruminazioni, di impedirmi di approfondire amicizie solo per la consapevolezza che hanno la data di scadenza ben impressa addosso.

La questione non è tanto scoprire la causa di questo mal de vivre temporaneo quanto invece trovare un dannato modo di smetterla.
Perciò la mia prossima tattica sarà aprire il mio orizzonte mentale ad una nuova idea di futuro, che non preveda date e deadline (l'inglese a volte è perfetto nel far suonare lugubri anche parole normali come "scadenza").
Una nuova idea di futuro, dicevo, non come un percorso da stabilire ma come un progetto in divenire.
Ciò, credo, mi aiuterà nel considerare la fine dell'Erasmus non come una ghigliottinata alla mia vita emotiva ma come un altro turning point esistenziale, così come lo è stato l'inizio di questa esperienza stessa.
Mi suona logico. O no?

Perciò, per trarre una conclusione, i next steps saranno:
1) non frenare alcun rapporto di amicizia
2) rilassarsi mentalmente
3) sorridere di più e mangiare di meno (che sto ingrassando).

Amen, sperando di andare in pace.

giovedì 15 settembre 2011

Trakai

Non ho scritto niente per 3 giorni e ora ho i sensi di colpa.
E' che primo, sto diventando ancora più oziosa di quanto già non fossi, secondo, non mi piace più come butto giù i post, terzo, sono raramente in casa.
Perciò chiedo venia al mio amato "Dì d'un dì" (che sta per avere un figlio su Tumblr, piattaforma che userò per le foto) e riprendo l'attività scrivendo della splendida domenica a Trakai.

Trakai è la gita d'obbligo per ogni Erasmus, e direi anche per ogni turista che si rispetti. E' a soli 40 minuti di treno da Vilnius (sarebbe molto meno se il mezzo non fosse lento come una lumaca ubriaca), il biglietto è molto economico (6Lt intero, 3 o 2 ridotto, dipende da che carta si possiede)
e il luogo è da togliere il fiato.
Il comune di Trakai si trova a 30 km a ovest dalla capitale ed appartiene alla Contea di Vilnius, ospita 37.000 abitanti sparsi nelle loro tenere casette per i prati.
E' la cittadina principale della Trakai Lakelands, un'area che comprende circa 200 laghi e 14 stagni.
Sono partita con altri 100 e più studenti senza avere nessuna idea del posto che ci avrebbe accolto per tutto il pomeriggio. Avevo idea del castello che lì si trova ma non avrei mai potuto immaginarmi un paesaggio così suggestivo.

Una fresca domenica di metà settembre e un sole vivace a farci compagnia. Non un nuvola in cielo, non il fastidioso vento. Solo caldo e sole.
Per raggiugere il castello, meta della gita, abbiamo camminato per qualche kilometro seguendo un percorso che corre lungo la sponda del lago, a pochi metri dall'acqua, dalle pepere e dai pesci.
Complice il sole, l'acqua brillava e rifletteva il paesaggio che la circonda, un paesaggio fatto di piante rigogliose di un verde brillante.

Il lago, di cui non si distingueva la fine, non solo è grande ma è anche straordinariamente pulito.
L'acqua è limpida e anche se il fondale è melmoso, come è normale che sia in un lago, questo non inquina la vista con strane alghe e simili.
Il castello, di per sé, non ha entusiasmato.
Certo, ne vale la pena anche solo per scoprire gli stili architettonici di quest'area di mondo.
Ma non ha incantato. Inoltre dà l'impressione di essere nuovo e costruito per un'attrazione di Gardaland!
Anyway, ecco alcuni cenni storici sul castello: è l'unico dell'Est Europa ad essere stato eretto su un'isola. La sua costruzione è iniziata verso la fine del XIV°sec. per conto, si assume, del Granduca Kęstutis. Il periodo di decadenza del castello è iniziato relativamente presto: il 27 ottobre 1430, dopo la morte del Granduca Vytautas.
La visita del castello è stata seguita dalla visita del ristorante.
Ovvio, siamo turisti, siamo giovani e siamo affamati.
La specialità del luogo sono panzerotti ripieni di carne, i Kibinine.
Nulla di speciale a dire il vero.

Prima che la giornata giungesse ad una conclusione c'è stato il momento della follia: bagno nel lago! E' stato grandioso! L'acqua non era affatto fredda, anzi, si stava proprio benissimo. Ah, che sensazione sguazzare in un lago lituano!
Non che siano diversi dai nostri, ma come dire, è sempre un'emozione fare qualcosa qui per la prima volta.
Se il bagnetto nel lago è stato piacevole, il ritorno verso il treno lo è stato meno. Eravamo spaventosamente in ritardo! Ma ce l'abbiamo fatta...non senza prima scattare le ultime foto al panorama!
Caspita, era da togliere il fiato. Complice il tramonto l'acqua rifletteva il verde circostante perfettamente, senza alcuna distorsione. Un vero spettacolo.

lunedì 12 settembre 2011

Breve salto in Georgia

L'ultimo sabato sera è iniziato con la ferma convinzione che sarei andata a letto presto per riposare e godermi la gita del giorno dopo a Trakai.
Ovviamente, stile legge di Murphy, sono stata invitata a uscire da una ragazza georgiana che voleva sdebitarsi: l'avevo illuminata sull'esistenza del codice IBAN e indicato la retta via per fare un bonifico!
Non con molta voglia sono uscita e...ho vissuto una serata intensa, tra persone culturalemnte diverse, tra profumi e sapori inusuali.
Per le sensazioni che mi ha dato, mi ha ricordato i momenti trascorsi nella campagna thailandese, dove tutto mi sembrava nuovo e unico e meraviglioso.
E' stato come fare un salto in un micromondo georgiano, fatto di gente che mi ha accolto con sorprendente calore.

Per alcuni giorni una circoscritta area di Vilnius è stata civilmente occupata dai georgiani per offrire serate di canti, danze, cibo e vino tipici della loro terra.
Il fatto che fossi italiana mi ha aiutato a rompere il ghiaccio: le persone con cui ero adorano il Belpaese, e ho notato in loro una sorta di "rispetto" per la mia
nazionalità.
Per me, che sono ignorante come una capra e non sapevo né dove fosse la Georgia né i colori della loro bandiera, è stata un'immersione piacevolissima nella loro cultura.
Sarà giusto un'impressione ma mi è parso di notare un tono di umiltà e fierezza nella loro voce, quando parlavano della loro patria, ed è stato un piacere stare ad ascoltare.
Ho addirittura imparato che non usano l'alfabeto latino ma ne hanno uno proprio; questo è "grazie" in georgiano: მადლობა.

Il cuoco loro connazionale mi ha invitato ad assistere alla preparazione dei loro spiedini (lo so, li abbiamo anche noi...) e ce ne ha offerti un paio con annessa salsa piccante al pomodoro: squisito!
Non paghi, mi hanno fatto assaggiare del vino rosso e regalato una sorta di salame dolce fatto con zucchero e succo d'uva.
L'aspetto di suddetto salame è orribile (non l'ho ancora assaggiato --') ma a quanto dicono è una specialità che merita di essere provata...
Come se tutto ciò non bastasse, abbiamo assistito ad uno spettacolo di danza georgiana: la Xanjluri. E' stato FAN-TAS-TI-CO.
Non trovo parole per descrivere quanto fossi meravigliata di scoprire che esista una danza del genere, impetuosa e armonica allo stesso tempo.
E il sorriso sul volto dei ballerini, mentre eseguivano le loro acrobazie, mi ha lasciato senza parole.
Per avere un'idea dello spettacolo al quale ho assistito cercare su YouTube il nome della danza (avrei voluto pubblicare qui un video ma per cause ignote non ci riesco).

Una serata a dir poco grandiosa, che mi ha fatto stare profondamente bene e che mi ha permesso di conoscere un poco della cultura di un Paese lontano.
"Madloba" alle mie amiche georgiane!

sabato 10 settembre 2011

Salento

Il Salento è un locale che gode di una considerevole notorietà.
Non vi ho mai messo piede, e non conto di mettercelo a breve, ma so che è un discopub gestito da italiani nel pieno centro di Vilnius.
Non mi piace dare giudizi quando non provo di persona ma è bene far saper che:
1) nessun lituano ci mette piede (se non i mentor che accompagnano gli Erasmus e alcuni che vogliono rimorchiare lo/a "straniero/a");
2) o lo si ama o lo odia, non vi sono alternative possibili;
3) se si appartiene alla categoria "io detesto il Salento" la sola esitenza di un locale del genere, e il fatto che sia italiano, farà morire dalla vergogna.
Detto questo, copio di seguito una mail che è stata inviata da una certa Živilė B. dell'ESN di Vilnius a tutti gli studenti Erasmus.

"10 things to remember before going to Salento

1. PLEASE use condoms to prevent yourself in cases of HIV/AIDS and other sexually transmitted diseases;

2. Don`t use your bank cards, because you can be easily charged twice;

3. Do not trust every single easy going girls (mostly blondes with orange faces) if you don`t want to be robbed and fooled;

4. Be suspiceous while talking with italian guys who`s work in Salento oftenly is just to involve Erasmus students into dirty messy things;

5. Remember, that Salento is using Erasmus name illegaly so ESN is NEVER working and collaborating withe them;

6. Ask some lithuanian students to help you with taxi, because Salento is having a deal with few taxi companys wich are charging foreign students more than double of price;

7. Always ask Salento face-control workers for a discount, because they purposely increase the entrance price for erasmus students;

8. Don`t tell anybody in Salento your phone numbers, e-mail adresses and other erasmuses contacts;

9. Remember by heart a police and emergency number 112

10. Think twice before going to Salento without your mentor who could prevent you from all the troubles you are going to get there.

Love you,
ESN Vilnius university team"


Devo aggiungere altro?

Pizza!

Piceriju tinklas Submarine
Vytenio gatvė 51, Vilnius (500 metri dal Gile)

Il giorno 8 settembre mi sono svegliata alla rispettabile ora delle 12.30 e ho trovato Aiste, la mia roommate lituana con cui divido la mia stanza al Gile, intenta a leggere da un quaderno malmesso e a sbuffare.
Le ho chiesto cosa ci fosse che non andava e mi ha risposto, tentando un sorriso tirato, che tutto era ok.
Dai, non prendiamoci in giro: era un sacco scocciata per questioni universitarie, un misto tra pugnette burocratiche e compagni di corso troppo nerd per essere simpatici.
Era talmente upset che di punto in bianco, con un tono perentorio che contrastava nettamente con la costruzione grammaticale della frase, mi ha chiesto: "Would you like to eat something together?".
Ammazza, mica me lo faccio ripetere due volte!

Ho battuto il mio personale record vestendomi in circa 2 minuti e, come se niente fosse, dal caldo delle coperte mi sono trovata catapultata nella frizzante brezza lituana. Uno shpettàcolo!
Aiste durante il tragitto a piedi non ha accennato dove eravamo dirette, ma grazie al cielo mi ha avvertito che stavamo per mangiare pizza. PIZZA!

Quando sono all'estero non vado mai, mai a mangiare italiano per due ragioni: primo, sono curiosa di assaggiare le leccornie locali e, secondo, sono 21 anni che mi riempio la pancia con le nostre cibarie.
Ma se è la mia roommate Aiste a chiedermelo, questo ed altro!
Finalmente, dopo miei innumerevoli tentativi di uscire insieme, abbiamo la possibilità di fare due chiacchere al di fuori della nostra stanza 341.

Le modalità con le quali si mangia la pizza qui
sono bizzarre ma, devo ammetterlo, alcune sono particolarmente interessanti.
Prima di tutto occorre spiegare che, non so sia consuetudine così o solo fosse il volere di Aiste, non abbiamo ordinato la classica Coca o la birra, ma la simpatica accoppiata latte caldo e cioccolato e succo d'arancia (da intendersi separati, ovviamente).
Considerando che mi ero alzata da non più di 50 minuti, il latte e cioccolato è stato da me molto apprezzato.
Abbiamo ordinato la stessa pizza, una "Fiorentino" taglia piccola (si, in alcuni ristoranti si può scegliere la dimensione della pizza).
La cosa veramente spettacolare in tutto questo è che la pizza era assolutamente buona e che, anzi, era molto meglio di quelle cucinate in alcune pizzerie dell'appennino bolognese...
Interessante anche che qui sulla pizza mettono le salse.
Io sono stata fortunata perchè Aiste ne ha scelta una all'aglio che era delicata e che ben si abbinava al gusto della "Fiorentino".
Purtroppo in Lituania hanno anche la pessima abitudine di mettere il ketchup sulla pizza, quindi: stay aware!
La ciliegina sulla torta di questo sorprendente pasto è stato il conto: 1.50 Lt a testa.
Stavolta però non si tratta di un locale cheap, semplicemente ci hanno fatto uno sconto considerevole perchè i genitori di Aiste sono comproprietari della pizzeria.
Che dire, è stato great!

giovedì 8 settembre 2011

Se una sera al bowling

La serata di ieri non è partita in maniera esemplare.
O quantomeno non nel modo più eccitante.
Io, in pigiama!, e la mia amica A. cazzeggiavamo allegramente nella cucina del Gile, piena di gente intenta a guardare una partita di basket, tentando di cucinare spaghetti.
Non mi soffermerò a descrivere come funzionano le cucine dei dormitori, è sufficiente sapere che solo alcune delle norme igieniche base vengono rispettate...
Fondamentalmente luoghi di questo genere non hanno quasi alcun utilizzo pratico se non quello legato al conoscere gente.
Ed è esattamente ciò che è successo!

Ammetto che per noi ragazze sia più facile, specie se non corrispondiamo fisicamente a quanto propone il territorio lituano in termini di sticchiu (consultare il dizionario siciliano-italiano).
Abbiamo rapidamente rimorchiato una marmaglia di ragazzi di vari paesi (Russia e Tajikistan sono quelli che ricordo) che tentavano, opportunatamente oserei dire!, di farci bere birra. Che gioia scroccare qualche bicchiere!
Purtroppo io e A. avevamo solo della Gira sottomarca...

Per farla breve la serata si è evoluta ad un vicino bowling (scroccando il taxi dell'andata), abbiamo giocato, abbiamo sbattuto numerose volte le ciglia, ci siamo fatte offrire altra birra e il costo delle partite e io mi sono pure prestata a fare alcune foto finchè, con molta grazia e gentilezza, ci siamo dileguate all'interno di un taxi, direzione Gile.
Si, abbiamo fatto le oche frivole tutta la sera e non abbiamo alcun risentimento per questo.

Morale della favola: anche se sei in pigiama puoi rimorchiare.

Premurarsi di...

...camminare lontano dal ciglio della strada nei giorni di brutto tempo: ci sono pozzanghere, i lituani guidano come pazzi rasentando il bordo del marciapiedi e l'effetto tsunami è garantito!

martedì 6 settembre 2011

Attenzione a...

...le ragazze belle, alte, magari poco vestite e presumibilmente troppo cordiali: non sono vere accompagnatrici, non chiederanno soldi ma sono mangiatrici di uomini che seducono e usano le proprie prede. Utili se vi volete divertire, poco utili se volete mantenere pieno il portafoglio.

(non parlo per esperienza diretta, of course, ma perchè più amici del posto mi hanno spiegato come funziona questo tipo di approccio femminile.)

Curiosità n°5

In Lituania non esiste il pianoterra.

lunedì 5 settembre 2011

Curiosità n°4

Al supermercato, area Frutta&Verdura, è inutile cercare la bilancia per pesare i propri sacchetti: li peseranno alla cassa.

(Ho impiegato una settimana a cercare di intuire come fare, poi mi sono arresa e ho chiesto a un amico lituano).

domenica 4 settembre 2011

Invaders must die

E' prevedibile, è inevitabile ma è sempre faticoso.
Il primo giorno di depressione post-partenza è pesante.
Non tanto perchè non si è abituati a certi periodi di tristezza, ma perchè tutto sembra ingigantito, moltiplicato.

Che qualcosa non andasse per il verso giusto l'ho capito questa mattina, accorgendomi di essermi svegliata più volte nel corso della notte e sempre con un furioso mal di gola (il vento non lascia spazio a errori, se dimentichi la sciarpa sei fregato).
Ho fatto una passeggiata rigeneratrice, o almeno speravo fosse tale, attraverso le principali zone della città: sono scesa verso Gedimino P., ho attraversato la piazza della cattedrale, ho risalito Pilies gatve e infine ho percorso le ormai note strade fino al Gile.
Il tempo era splendido, il cielo azzurro e le nuovole bianche, non nere di pioggia come quelle dei giorni scorsi. Stile cielo-di-Springfield-dei-Simpson.
La città brulicava di persone intente a far baldoria, a omaggiare la città nei giorni della sua festa.
Nei primi giorni di settembre infatti si tiene la festa della Capitale: Vilnius si anima di banchetti, stand gastronomici e dell'artigianato lituano, turisti, stage per concerti che inziano nel pomeriggio e durano fino a notte...

E nonostante tutta questa perfezione, che sarà arduo ritrovare nelle domeniche di inverno, ero profondamente malinconica.
Camminavo sentendomi distante anni luce dalla gente che incrociavo, le mie sensazioni interne sembravano ovattate. Uno strano modo di sentirsi, davvero.
Se all'inizio era divertente essere sempre guardate, oggi non lo era per niente.

"Cosa vogliono? Non hanno mai visto niente di diverso dalle loro cavallone bionde e dai loro ipertrofici giocatori di basket? Mi vesto male? Ho una faccia buffa?
Per favore, mi dite che cazzo avete da guardare sempre???"

Per fortuna che avevo portato con me l'mp3, ho potuto ascoltare la mia musica (e ovviamente ho fatto il pieno di Him, che era da un bel po' che non ascoltavo) e sentirmi, almeno in parte, a casa.
Ho l'impressione che quando si vive all'estero basti poco per provare conforto: ascoltare la musica che piace, scambiare qualche parola nella propria lingua, vedere una foto degli amici che ci aspettano a casa.

Non sono affatto homesick, qui sto benissimo. Ma la sensazione di inadeguatezza, che avverto a volte anche in Italia, è scomoda e fastidiosa.
Non voglio tornare a casa, sono felice di essere qui e sono sempre curiosa di scoprire cosa il domani può riservarmi. Adoro la compagnia lituana e quella degli Erasmus, adoro fare festa e bere alus a più non posso.
Anyway c'è ancora qualcosa che devo migliorare, devo trovare un modo di sentirmi a mio agio nei panni di "immigrata".

Curiosità n°3

Se si è in cerca di gustose bevande tipiche, occorre assolutamente provare la "Duonos Gira", un drink popolare a base di...PANE!

giovedì 1 settembre 2011

Curiosità n°2

Nel giorno della parata studentesca per l'inizio dell'anno accademico, solitamente il primo settembre, i commercianti di Vilnius non possono vendere alcolici.

Vilnius University

La Vilnius University è stata fondata dai Gesuiti circa 500 anni fa e da allora, se non per un certo periodo dopo l'annessione della Lituania alla Polonia e fino al 1919, non ha mai smesso di offrire le sue lezione, rappresentando la migliore fonte di istruzione superiore dello Stato.

Accoglie migliaia di studenti e si compone di più di 10 facoltà.
Nel 2010 ha ospitato circa 500 studenti Erasmus.
Si pone da anni l'obiettivo di diffondere il proprio nome all'estero, migliorando i progetti internazionali e favorendo gli scambi culturali.
Dispone di una propria autonomia dalle istituzioni governative; non so in termini pratici in cosa questo consista ma hanno un loro statuto e loro princìpi.
Questo è il loro sito: http://www.vu.lt/en/
Il vecchio campus della VU è a dir poco labirintico, anyway è anche particolarmente bello. Molte sale sono affrescate e la biblioteca toglie il fiato da quanto è spettacolare, un vero gioiellino.
Il nuovo campus invece si trova fuori dal centro, oltre il fiume Neris, e ospita alcune facoltà, i dormitori e altri dipartimenti vari.

Oggi noi studenti stranieri abbiamo assistito alla presentazione della VU nel teatro del vecchio campus e poi abbiamo marciato insieme agli studenti lituani
nella parata che si tiene all'inizio di ogni anno accademico.
Lungo la strada principale di Vilnius marciano divisi per facoltà, vestiti e truccati in modo da rimandare al loro corso di studi.
Fanno un casino atomico e sospetto che ci fosse della vodka nelle bottiglie d'acqua che si passavano...

Erasmus: ecco cosa ti aspetta

In quanto studente Erasmus hai qualche obbligo da ottemperare, prima della partenza e durante il primo mese di permanenza.
Ecco quelli di cui finora sono a conoscenza.

1) Assicurarsi di aver portato con sé la "Letter of Acceptance"
2) Assicurarsi che il "Learning Agreement" dei corsi che si intendono seguire (lo si compila al momento della richiesta di scambio) corrisponda realmente al piano di studi voluto. Se si vogliono aggiungere o eliminare corsi occorre aggiornare l'agreement o tramite il proprio mentor o inviando una mail a rita.vienazindiene@cr.vu.lt
3) Assicurarsi di avere un'assicurazione sanitaria valida in Lituania.
Il che significa avere la tessere sanitaria italiana valida.
4) Portarsi 3 fototessere formato passaporto. Io non le ho e ancora non mi sono state richieste, ma così leggo nella mia checklist, sicchè lo scrivo.
5) Inviare la richiesta per l'assegnazione di un Mentor (uno studente che fa da tutor) a mentor@vusa.lt e contattare il suddetto Mentor prima dell'arrivo
6) Assicurarsi di avere la conferma della prenotazione presso un dormitorio (se si vuole alloggiare in quelli della VU-avviso: le condizioni sono pessime ma si paga qualcosa come 70 euro al mese in tripla)
7) Arrivare a Vilnius almeno un giorno prima l'inizio del semestre
8) Registrarsi all'Office of International Programmes and Relations (IPRO) prima dell'inzio del semestre o quantomeno appena si può. Per farlo occorre portare l'originale letter of acceptance, la carta d'identità o il passaporto, l'assicurazione sanitaria e la prova che si hanno sufficienti mezzi economici per vivere ovvero, per gli studenti Erasmus, la lettera che conferma che si dispone della borsa di studio Erasmus. Io che non sono Erasmus non so come farò.
9) Compilare il "Registration at VU Form" (che a quanto pare è diverso dall'altra registrazione) durant il primo mese del semestre. Questo form viene consegnato il primo giorno della Orientation Week organizzata dalla VU
10) Se il soggiorno ha la durata di due semestri occorre registrarsi all'ufficio immigrazione.
11) Tramite il proprio Mentor ottenere la LSP: Lithuanian Student Card
12) Se si desidera frequentare il corso di lingua lituana (due settimane all'inizio del semestre) occorre inserirlo nel Learning Agreement. Vale 1.5 ECTS
13) Controllare l'orario delle lezioni che dovrebbe essere pubblicato durante la prima settimana del semestre sul sito della VU

Per quanto io mi ricordi, that's all folks!

Piccola modifica del 2/09: oggi sono andata all'IPRO e mi hanno detto che non c'è nessuna registrazione da fare né occorre stampare alcun documento, basta aver firmato, il primo giorno di orientation week, nella loro lista di studenti erasmus.
Perciò occorre solo compilare il learning agreement (se non lo si vuole modificare allora non importa fare nulla) e il "registration at VU form".

Coffee Inn

Il Coffe Inn è il corrispondente lituano di Starbucks.
Ve ne sono una dozzina in Lituania di cui almeno otto solo a Vilnius.
Nonostante i prezzi non proprio lituani (ho pagato un Peppermint Mocha Medium 7.5 Lt) lo si apprezza per il menu ricco di bevande al caffè. Parte dell'offerta è nella foto.
Trovo fantastico e degno di nota questo posto perchè offre poltrone
comodissime su cui rilassarsi e chiaccherare, è un posto caldo prezioso da tenere a mente ed ha internet wi-fi (come ovunque qui, gratis).
Inoltre, io che sono un'appassionata di arredamento, adoro il fatto che sia stato ammobiliato con quel gusto un po' underground-cosmopolita, che unisce poltrone di pelle a pavimenti in cemento,scaffalature in legno di bassa lega, muri graffittati e soffitto a volte.
Non è meraviglioso?

A Flying Cow


Piuttosto usuale qui la gag: "Guarda c'è una mucca che vola!"

Italioti

Italioti= Italiani + Idioti

Necessito di uno sfogo sui detestabili comportamenti degli italioti (non gli italiani, c'è differenza) all'estero.
Non voglio generalizzare. Riporto la mia esperienza attigendo a ricordi di viaggi a Parigi, Valencia, Brighton e Vilnius.

Primo: l'italiota all'estero non è tollerante né rispettoso degli usi e costumi altrui. Spesse volte non si dimostra nemmeno interessato a conoscerli.
Se ne frega altamente di prestare ascolto e di tacere per imparare.
Impone la propria saccenza con maleducazione, alza la voce sopra quella degli altri, fa il bullo appena ne ha l'occasione e a volte raggiunge infimi livelli di squallore.
Non rispetta l'ambiente che lo circonda, nè tantomeno la gente del luogo.
Non si preoccupa di disturbare con i propri comportamenti quelle che sono le regole della buona educazione del paese che lo ospita.
Non si preoccupa di lasciare un buon ricordo, "tanto io qui non ci torno più!".
L'unica cosa di cui si cura, a volte, è la legge locale (prendersi una multa o finire in galera non è mai buona cosa). Ma se è risaputo che tutti la infrangono perchè astenersi?

Secondo: l'italiota non sa spiccicare una dannata parola di inglese.
Anche io non sono granchè in quanto a conversazione ma quanto meno evito di correggere gli altri quando sbagliano. E invece quante volte mi è capitato di sentire italioti fare il punto sulla grammatica ad altri stranieri!
E poi è imbarazzante sentirli parlare inglese, è qualcosa che mi fa stringere lo stomaco. E' rivoltante.
Almeno vi fosse consapevolezza del misero livello di inglese che si ha!
Si sarebbe forse più cortesi quando l'interlocutore non afferra i nostri discorsi.

Terzo: l'italiota non si rende conto di essere italiota.
Forse ha troppo calcata in testa la massima "tutto il mondo è paese".
Considera i suoi gesti universali, i suoi ammiccamenti comprensibili, le sue gag immediate.
E si meraviglia se la comunicazione non avviene.
Pensa (e in questa categoria mi ci metto completamente anche io, ma ci sto lavorando su) che tutto ciò che si fa in Italia sia italiano. No!
Ad esempio: alcune melodie, come le ninnananne. Solo perchè te le cantava tua madre non significa che altrove nel mondo non vi sia un'altra madre come la tua che canta la stessa identica canzoncina!
Oppure i giochi: solo perchè li hai fatti tu con i tuoi amici non significa che siano giochi italiani!
Porca miseria, ciò mi fa imbestialire con me stessa perchè spesso mi è capitato di descrivere alcune mie abitudini come "italiane" per poi sentirmi rispondere, da uno straniero, "si anche io faccio così!".
Damn.

Non odio gli italiani, odio gli italioti.
Non odio l'Italia, odio gli italioti che la insozzano.
Non odio essere italiana, ma odio dover spiegare che nel mio Paese non tutti sono cafoni, puttanieri, mafiosi e berlusconiani e scusate le ripetizioni, forse "berlusconiani" bastava a rendere l'idea.

Fine dello sfogo.



Po-po-po POLLO!

Continuo a sopravvivere, anzi, a mangiare benissimo, senza toccare neanche una padella.
Il Maxima, da me ribattezzato "L'Olimpo dei Supermercati", offre una tale varietà di piatti pronti che mi sembra quasi un peccato faticare per prepararmi del cibo.
Sicchè anche ieri ho provveduto alla mia manutenzione grazie a delle "polpette di pollo in salsa al vino" (evito di riportare l'inutile traduzione lituana) estremamente gustose: pollo, porro (o almeno credo), funghi e salsa bianca presumibilmente al vino.
Questo post non gode di eccessiva utilità ma è solo per sottolineare nuovamente che del Maxima e dei suoi cibi pronti ci si può fidare.
Ovvio, sempre che non si abbia un palato schizzinoso e si disponga di voglia di assaggiare nuovi sapori.

Ah dimenticavo, 350 grammi di 'sta roba: neanche 5 Lt.

mercoledì 31 agosto 2011

Curiosità n°1

Se stai trascorrendo il tuo tempo seduto in un bar all'aperto e improvvisamente avverti uno spiacevole freddo, puoi chiedere ai camerieri se gentilmente ti possono portare una coperta.
Geniale!

Gusto Blynine

Ausros Vartu g. 6
Aperto dalle 8 alle 22
www.gusto.lt

Sarà stato il nome italianeggiante, sarà stata l'atmosfera easy, alle 15 di ieri pomeriggio ho varcato la porta di questo locale indefinibile.
Si trova in una via piuttosto chic ma non ha alcuna pretesa, è un insieme di elementi tipici del fast food e del ristorantino di fiducia sotto casa. Non voglio dire che sia sporco o poco curato, semplicemente l'insieme produce un'impressione di stonatura stilistica.
Anyway, non vi sono entrata per giudicare le scelte dell'arredatore bensì per mangiare, sicchè apro il menù e lo sfoglio con attenzione.
Il piatto forte del posto è il pancake, e ve ne sono una marea: dolce per la colazione, di patate, con le verdure, con la carne, con il pesce...
Poi 5 tipi di insalate (da 9,5 Lt a 17) e diversi "main courses" tra cui anche la pasta.
Infine le bevande: non mancano il vino, la birra, gli analcolici, i cocktail, i caffè e la vodka.

E' tempo di scegliere, percui ordino un "Bulviniai blynai susilke" e una birra piccola. Il piatto prescelto consiste in una cupola a strati di pancake di patate farcita con filettini di aringa, panna acida (che ricorda vagamente il Philadelphia) e cipolle.
Devo aver fatto una faccia quando me l'hanno portato!
Ero strabiliata, mai e poi mai mi sarei aspettata qualcosa di simile!
Let's eat it!

E' una pietanza gustosa ma leggermente unta che ho apprezzato perchè saporita, insolita al mio palato e che ha saputo saziarmi degnamente nonostante non fosse di dimensioni pantagrueliche.
Mi hanno sorpreso l'aringa, che aveva un sapore al quale non sono abituata (per assaggiare qualcosa di simile occorre visitare lo shop gastronomico dell'Ikea, quello con i prodotti svedesi...), e la croccantezza delle patate (pensavo che il pancake fosse morbido quanto una crepes!).
La birra purtroppo mi ha lasciato un poco stranita, venendo in Lituania credevo ne avrei bevuta di buonissima e invece...
La suddetta birra è la Tauras e a quanto sostiene il mio amico Nerijus è una delle peggiori. Infatti mi sembrava annacquata!

Mi alzo dalla mio divanetto anni'70 di vellutino marrone e mi dirigo verso il bagno.
Cito questa mirabile esperienza perchè ho notato con piacere un poster recitante: "Real man does not buy to have sex", che ovviamente si riferisce al problema della prostituzione, qui particolarmente serio.
Secondo il sito www.child-hood.com "La tratta di esseri umani è un problema grave in Lituania. Le vittime sono per un terzo minorenni e con false promesse vengono indotte a farsi sfruttare sessualmente in Occidente.".

Ma torniamo a parlare di cibo e di frivolezze.
Manca un unico dato: il costo.
Il complessivo dell'operazione è stato di 15 Lt ovvero 4,36 €. Non male no?

martedì 30 agosto 2011

La prima cena

Per dovere di cronaca sarebbe una grave mancanza non commentare anche ciò che i lituani usalmente si cacciano giù per la gola. Perciò, apro una bella rubrica culinaria!

La prima cena, come si può dedurre dalla foto, è stata acquistata ad un bancone dei tanti del mio migliore amico Maxima, il super supermercato open non stop.
La commessa, giustamente, non parla inglese, ma ci siamo capite benissimo tra gesti e sorrisi.
Ho preso una vaschetta di un qualcosa che vagamente ricordasse della verdura cotta.
Ho scelto in base al colore e all'aspetto, dal momento che ancora non sono in grado di comprendere neanche una parola di lituano e di conseguenza non so capire le etichette.
Una volta rincasata mi sono diretta alla cucina in comune (che sembra un campo di battaglia, e forse è peggio dato che puzza) con la mia cara vashetta (che nel frattempo aveva rovesciato metà sughetto in giro per il sacchetto che, per fortuna, l'avvolgeva) e con del pane.
Ho assaggiato.
E' buono!
Sarà che ero a digiuno dal cappuccino preso in aereoporto alle 06.00 ma la cena mi è piaciuta!
Sostanzialmente il piatto consisteva in un ammasso di crauti molto speziati, con del sugo di colore rosso molto saporito e qualche pezzettino di wurstel.
Devo assolutamente sgamare come si chiama. Non è la delizia più buona che io abbia mai mangiato ma è anche vero che l'ho preso intorno alle 22.00 al bancone di un supermercato.
Sicchè sono pienamente soddisfatta.

lunedì 29 agosto 2011

Il primo, fatidico, giorno.

Partenza da casa verso le 02.00, arrivo all’aereoporto “Caravaggio” di Bergamo verso le 05.30.
Ci siamo librati in volo alle 07.04.

Il viaggio l’ho trascorso in catalessi, alternando sguardi morti verso la terra sottostante ad una lettura fugace e distratta del magazine della Ryanair. Per fortuna ho anche dormito un poco.
La fantomatica amica della mia mentor che avrebbe dovuto accogliermi all’aereoporto di Vilnius non si è fatta vedere (ho scoperto solo nel tardo pomeriggio che in realtà era presente, ma non certo agli “arrivals”). Perciò dopo un’ora e mezza trascorsa a guardarmi intorno ho preso l’autobus n° 1 verso il centro. Costo del tragitto: 2 LT. (1€=3.44LT)

Per raggiungere il Gile Hotel, l’hotel-studentato in cui vivrò per almeno tre mesi (poi si vedrà), ho dovuto faticare: 2 km di passeggiata con le valigie appresso, su marciapiedi pazzamente sconnessi.
Un ragazzo si è gentilmente offerto di aiutarmi a trovare il Gile, salvo poi cortesemente insistere tutto imbarazzato per ottenere la mia mail. Dopo due ore ho ricevuto un invito a uscire, una di queste sere.
Piccola parentesi, credo che i lituani non siano abituati ai capelli ricci, o almeno credo siano quelli ad attirare l’attenzione della gente che mi cammina affianco.

Il Gile, oltre ad essere particolarmente costoso rispetto ai canoni lituani (al mese in doppia pagherò 645 LT), non offre un’atmosfera particolarmente frizzante. Anzi, sembra piuttosto tetro, con i suoi corridoi lunghi e un scarsamente illuminati.
In compenso la camera è più ampia del previsto, il letto è comodo, l’armadio è piuttosto capiente (e ce n’è uno a testa), abbiamo a disposizione due mensole a testa, una scrivania, un minifrigo e una sorta di scarpiera-attaccapanni.
Il bagno sembra comodo, ovviamente senza bidet, è almeno provvisto di una capiente scaffalatura.
Le cucine in comune, da quanto ho potuto constatare oggi, sono ridotte allo sfacelo. Sarà perché spetta agli studenti ospiti pulire e sistemare…
Le macchine della lavanderia, una lavatrice e un’asciugatrice, sono a pagamento, e questo è un colpo basso.
Fornirò altre descrizioni più dettagliate quando avrò raccolto più informazioni. ;)

Veniamo alle sensazioni personali: sarà il cielo coperto e i palazzi non proprio freschi di restauro ma la zona in cui mi trovo non mi trasmette vibrazioni rilassanti. Il quartiere, se non sbaglio, si chiama Naujamiestis. Mi era stato anticipato non fosse proprio il massimo, ma ho voluto fare di testa mia e ora “ne pago le conseguenze”.
Per fortuna l’area ha un grande, grandissimo, direi a due piani, pregio: un supermercato aperto 24/24h: il Maxima!
Potrei scommettere che sarà oggetto di numerose incursioni notturne nel corso dell’autunno…

Last but not the least: la mia compagna di stanza. Ho già dimenticato come si chiama (che figura di merda), è Lituana e sta per cominciare il primo anno alla facoltà di Genetica. Il che, giusto per associazione libera di idee, mi fa pensare che sia un po’ una secchiona che non ama ubricarsi il sabato sera. Ma essendo incappata in me devierà dalla strada verso la santità per almeno 3 mesi, il tempo in cui condividerà la camera con la sottoscritta.
A pelle mi sembra una ragazza fin troppo a modo, ma mai affidarsi esclusivamente alle prime impressioni: possono trarre in inganno!
(In questo momento è rincasata e la prima cosa che mi ha fatto notare è che ha comprato della carta igienica per sole 2LT).

Direi che è tempo di fare della conversazione e di organizzare la serata!
See you!

lunedì 8 agosto 2011

Osservazioni pre-partenza

Noto in me una certa altalenanza nel considerare questo spazio degno di esistere. Parrà bizzarro ma in sé questo spazio è una sfida: riuscirò mai io, incostante e oziosa per natura, a scrivervi con dedizione per almeno i prossimi 5 mesi? Riuscirò a fare di questa realtà virtuale un luogo utile almeno per le persone alle quali intendo comunicarne l'esistenza?
Decretare l'utilità per il mondo di tutto ciò è attività piuttosto priva di senso, ma occorre che io mi prometta di scrivere qui del mio sempre più impellente pseudoErasmus, dei miei viaggi e, in generale, delle mie esperienze degne di nota.
L'andazzo generale sarà che non devierò dal considerare il già ripetuto spazio un luogo squisitamente privato, benchè non sia esattamente un diario segreto sul fondo di un cassetto.
E ora bando alle ciance e inziamo a parlare di cose serie.

Nel corso degli ultimi 9 mesi ho spesso parlato con altri univeristari riguardo la faccenda "studio all'estero". Non mi sono mai tirata indietro dall'affermare che sicuramente avrei fatto domanda per il progetto Erasmus, che non vedevo l'ora di scegliere una mèta e di organizzare il piano di studi.
Poi, giunto il momento di passare dalle parole ai fatti, ho avuto un repentino crollo di speranze e ambizioni: non mi sentivo "adatta" a fare un'esperienza così impegnativa e lunga all'estero, inoltre mi ero convinta che la mia sicurezza nel volerlo fare fosse il risultato di una sublimazione dei desideri della mia famiglia (in realtà mai espressi).
Morale della favola: non avevo il coraggio di accendere il computer per non dovermi ricordare che la deadline per la domada si stava avvicinando, non riuscivo a sostenere conversazioni circa il progetto e, come logica conseguenza, non ho presentato la candidatura.
La spinta a riconsiderare una lunga esperienza fuori casa è venuta grazie a due settimane trascorse ad Ankara tramite l'Università di Bologna.
Tornata a casa ho deciso che avrei fatto domanda come free-mover presso la Vilnius Univeristy, Lituania. Ho inviato la domanda di ammissione. Sono stata accettata. YEAH!

Osservazioni pre-partenza
Gli studenti che si apprestano a partire per un soggiorno lungo all'estero spesso mostrano inconfondibili segni di tensione e sottile ansia nei mesi che precedono il commiato.
Alcuni fingono noncuranza, per poi trascorrere notti insonni a rigirarsi nel letto pensando cose del tipo: "Come cazzo sopravvivo a -20°?" (è il mio caso, dato il piacevolissimo clima invernale della Lituania).
Altri invece palesano lo stress senza timore, rivelando di sudare freddo al pensiero di farsi le lavatrici da soli o di cercare un posto letto decente, di studiare su testi in inglese o di imparare una nuova lingua.
Per certi il chiodo fisso è il farsi nuove amicizie -"Io lo so che non conoscerò nessuno, sarò l'unico sfigato a non uscire mai!"- o il doversi arrangiare tra i vari aspetti della burocrazia universitaria.
Per molti, se non per tutti, i mesi che precedono la partenza rappresentano un vero e proprio calvario di ansie e paure, alcune giustificabili ed altre piuttosto grottesche.
Per quanto mi riguarda mi rallegra il pensiero di non essere la sola ad avere insistenti pensieri che mi molestano!
Ma se ripenso al periodo buio che ho vissuto prima dell'esperienza ad Ankara, riconsidero con più serietà la questione.
Erasmus significa sfida: contro sé stessi, perchè occorre affrontare decisioni importanti e periodi di profondo stress; contro gli altri, perchè bisogna sbattersi nello scrivere lo "statement of purpose" più convincente e sostenere il colloquio con il prof di riferimento nella maniera più brillante possibile, per sbaragliare la concorrenza e aggiudicarsi uno dei pochi posti a disposizione. Ammetto che in quanto free-mover non ho vissuto la fase competiva.
Erasmus significa prendersi la briga di definire più nettamente il proprio percorso universitario e le aspirazioni legate ad esso: è noto che spesso studiare all'estero comporta difficoltà come il riconoscimento degli esami una volta fatto ritorno, con il conseguente rallentamento della carriera. Si preferisce fare l'esperienza o terminare il più in fretta possibile gli studi?
Infine Erasmus significa stand by: lasciare temporaneamente la propria vita per affrontare un periodo medio-lungo altrove.
Ma di questo ne parlerò quando avrò più cose da scrivere, devo aspettare di trovarmi a Vilnius e non correre.

Nonostante le mie ansie che a volte mi guastano il sonno, continuo a morire dalla voglia di partire. So che Vilnius potrà non essere particolarmente ospitale (i Lituani non sono celebri per essere particolarmente socievoli, e la fama della Lituania di Stato con il più alto numero di suicidi al mondo non agevola) ma non vedo l'ora di mettermi alla prova, di buttarmi a capofitto in questo lungo esperimento.
Auguro a tutti gli studenti in partenza un immenso IN CULO ALLA BALENA.