mercoledì 31 agosto 2011

Curiosità n°1

Se stai trascorrendo il tuo tempo seduto in un bar all'aperto e improvvisamente avverti uno spiacevole freddo, puoi chiedere ai camerieri se gentilmente ti possono portare una coperta.
Geniale!

Gusto Blynine

Ausros Vartu g. 6
Aperto dalle 8 alle 22
www.gusto.lt

Sarà stato il nome italianeggiante, sarà stata l'atmosfera easy, alle 15 di ieri pomeriggio ho varcato la porta di questo locale indefinibile.
Si trova in una via piuttosto chic ma non ha alcuna pretesa, è un insieme di elementi tipici del fast food e del ristorantino di fiducia sotto casa. Non voglio dire che sia sporco o poco curato, semplicemente l'insieme produce un'impressione di stonatura stilistica.
Anyway, non vi sono entrata per giudicare le scelte dell'arredatore bensì per mangiare, sicchè apro il menù e lo sfoglio con attenzione.
Il piatto forte del posto è il pancake, e ve ne sono una marea: dolce per la colazione, di patate, con le verdure, con la carne, con il pesce...
Poi 5 tipi di insalate (da 9,5 Lt a 17) e diversi "main courses" tra cui anche la pasta.
Infine le bevande: non mancano il vino, la birra, gli analcolici, i cocktail, i caffè e la vodka.

E' tempo di scegliere, percui ordino un "Bulviniai blynai susilke" e una birra piccola. Il piatto prescelto consiste in una cupola a strati di pancake di patate farcita con filettini di aringa, panna acida (che ricorda vagamente il Philadelphia) e cipolle.
Devo aver fatto una faccia quando me l'hanno portato!
Ero strabiliata, mai e poi mai mi sarei aspettata qualcosa di simile!
Let's eat it!

E' una pietanza gustosa ma leggermente unta che ho apprezzato perchè saporita, insolita al mio palato e che ha saputo saziarmi degnamente nonostante non fosse di dimensioni pantagrueliche.
Mi hanno sorpreso l'aringa, che aveva un sapore al quale non sono abituata (per assaggiare qualcosa di simile occorre visitare lo shop gastronomico dell'Ikea, quello con i prodotti svedesi...), e la croccantezza delle patate (pensavo che il pancake fosse morbido quanto una crepes!).
La birra purtroppo mi ha lasciato un poco stranita, venendo in Lituania credevo ne avrei bevuta di buonissima e invece...
La suddetta birra è la Tauras e a quanto sostiene il mio amico Nerijus è una delle peggiori. Infatti mi sembrava annacquata!

Mi alzo dalla mio divanetto anni'70 di vellutino marrone e mi dirigo verso il bagno.
Cito questa mirabile esperienza perchè ho notato con piacere un poster recitante: "Real man does not buy to have sex", che ovviamente si riferisce al problema della prostituzione, qui particolarmente serio.
Secondo il sito www.child-hood.com "La tratta di esseri umani è un problema grave in Lituania. Le vittime sono per un terzo minorenni e con false promesse vengono indotte a farsi sfruttare sessualmente in Occidente.".

Ma torniamo a parlare di cibo e di frivolezze.
Manca un unico dato: il costo.
Il complessivo dell'operazione è stato di 15 Lt ovvero 4,36 €. Non male no?

martedì 30 agosto 2011

La prima cena

Per dovere di cronaca sarebbe una grave mancanza non commentare anche ciò che i lituani usalmente si cacciano giù per la gola. Perciò, apro una bella rubrica culinaria!

La prima cena, come si può dedurre dalla foto, è stata acquistata ad un bancone dei tanti del mio migliore amico Maxima, il super supermercato open non stop.
La commessa, giustamente, non parla inglese, ma ci siamo capite benissimo tra gesti e sorrisi.
Ho preso una vaschetta di un qualcosa che vagamente ricordasse della verdura cotta.
Ho scelto in base al colore e all'aspetto, dal momento che ancora non sono in grado di comprendere neanche una parola di lituano e di conseguenza non so capire le etichette.
Una volta rincasata mi sono diretta alla cucina in comune (che sembra un campo di battaglia, e forse è peggio dato che puzza) con la mia cara vashetta (che nel frattempo aveva rovesciato metà sughetto in giro per il sacchetto che, per fortuna, l'avvolgeva) e con del pane.
Ho assaggiato.
E' buono!
Sarà che ero a digiuno dal cappuccino preso in aereoporto alle 06.00 ma la cena mi è piaciuta!
Sostanzialmente il piatto consisteva in un ammasso di crauti molto speziati, con del sugo di colore rosso molto saporito e qualche pezzettino di wurstel.
Devo assolutamente sgamare come si chiama. Non è la delizia più buona che io abbia mai mangiato ma è anche vero che l'ho preso intorno alle 22.00 al bancone di un supermercato.
Sicchè sono pienamente soddisfatta.

lunedì 29 agosto 2011

Il primo, fatidico, giorno.

Partenza da casa verso le 02.00, arrivo all’aereoporto “Caravaggio” di Bergamo verso le 05.30.
Ci siamo librati in volo alle 07.04.

Il viaggio l’ho trascorso in catalessi, alternando sguardi morti verso la terra sottostante ad una lettura fugace e distratta del magazine della Ryanair. Per fortuna ho anche dormito un poco.
La fantomatica amica della mia mentor che avrebbe dovuto accogliermi all’aereoporto di Vilnius non si è fatta vedere (ho scoperto solo nel tardo pomeriggio che in realtà era presente, ma non certo agli “arrivals”). Perciò dopo un’ora e mezza trascorsa a guardarmi intorno ho preso l’autobus n° 1 verso il centro. Costo del tragitto: 2 LT. (1€=3.44LT)

Per raggiungere il Gile Hotel, l’hotel-studentato in cui vivrò per almeno tre mesi (poi si vedrà), ho dovuto faticare: 2 km di passeggiata con le valigie appresso, su marciapiedi pazzamente sconnessi.
Un ragazzo si è gentilmente offerto di aiutarmi a trovare il Gile, salvo poi cortesemente insistere tutto imbarazzato per ottenere la mia mail. Dopo due ore ho ricevuto un invito a uscire, una di queste sere.
Piccola parentesi, credo che i lituani non siano abituati ai capelli ricci, o almeno credo siano quelli ad attirare l’attenzione della gente che mi cammina affianco.

Il Gile, oltre ad essere particolarmente costoso rispetto ai canoni lituani (al mese in doppia pagherò 645 LT), non offre un’atmosfera particolarmente frizzante. Anzi, sembra piuttosto tetro, con i suoi corridoi lunghi e un scarsamente illuminati.
In compenso la camera è più ampia del previsto, il letto è comodo, l’armadio è piuttosto capiente (e ce n’è uno a testa), abbiamo a disposizione due mensole a testa, una scrivania, un minifrigo e una sorta di scarpiera-attaccapanni.
Il bagno sembra comodo, ovviamente senza bidet, è almeno provvisto di una capiente scaffalatura.
Le cucine in comune, da quanto ho potuto constatare oggi, sono ridotte allo sfacelo. Sarà perché spetta agli studenti ospiti pulire e sistemare…
Le macchine della lavanderia, una lavatrice e un’asciugatrice, sono a pagamento, e questo è un colpo basso.
Fornirò altre descrizioni più dettagliate quando avrò raccolto più informazioni. ;)

Veniamo alle sensazioni personali: sarà il cielo coperto e i palazzi non proprio freschi di restauro ma la zona in cui mi trovo non mi trasmette vibrazioni rilassanti. Il quartiere, se non sbaglio, si chiama Naujamiestis. Mi era stato anticipato non fosse proprio il massimo, ma ho voluto fare di testa mia e ora “ne pago le conseguenze”.
Per fortuna l’area ha un grande, grandissimo, direi a due piani, pregio: un supermercato aperto 24/24h: il Maxima!
Potrei scommettere che sarà oggetto di numerose incursioni notturne nel corso dell’autunno…

Last but not the least: la mia compagna di stanza. Ho già dimenticato come si chiama (che figura di merda), è Lituana e sta per cominciare il primo anno alla facoltà di Genetica. Il che, giusto per associazione libera di idee, mi fa pensare che sia un po’ una secchiona che non ama ubricarsi il sabato sera. Ma essendo incappata in me devierà dalla strada verso la santità per almeno 3 mesi, il tempo in cui condividerà la camera con la sottoscritta.
A pelle mi sembra una ragazza fin troppo a modo, ma mai affidarsi esclusivamente alle prime impressioni: possono trarre in inganno!
(In questo momento è rincasata e la prima cosa che mi ha fatto notare è che ha comprato della carta igienica per sole 2LT).

Direi che è tempo di fare della conversazione e di organizzare la serata!
See you!

lunedì 8 agosto 2011

Osservazioni pre-partenza

Noto in me una certa altalenanza nel considerare questo spazio degno di esistere. Parrà bizzarro ma in sé questo spazio è una sfida: riuscirò mai io, incostante e oziosa per natura, a scrivervi con dedizione per almeno i prossimi 5 mesi? Riuscirò a fare di questa realtà virtuale un luogo utile almeno per le persone alle quali intendo comunicarne l'esistenza?
Decretare l'utilità per il mondo di tutto ciò è attività piuttosto priva di senso, ma occorre che io mi prometta di scrivere qui del mio sempre più impellente pseudoErasmus, dei miei viaggi e, in generale, delle mie esperienze degne di nota.
L'andazzo generale sarà che non devierò dal considerare il già ripetuto spazio un luogo squisitamente privato, benchè non sia esattamente un diario segreto sul fondo di un cassetto.
E ora bando alle ciance e inziamo a parlare di cose serie.

Nel corso degli ultimi 9 mesi ho spesso parlato con altri univeristari riguardo la faccenda "studio all'estero". Non mi sono mai tirata indietro dall'affermare che sicuramente avrei fatto domanda per il progetto Erasmus, che non vedevo l'ora di scegliere una mèta e di organizzare il piano di studi.
Poi, giunto il momento di passare dalle parole ai fatti, ho avuto un repentino crollo di speranze e ambizioni: non mi sentivo "adatta" a fare un'esperienza così impegnativa e lunga all'estero, inoltre mi ero convinta che la mia sicurezza nel volerlo fare fosse il risultato di una sublimazione dei desideri della mia famiglia (in realtà mai espressi).
Morale della favola: non avevo il coraggio di accendere il computer per non dovermi ricordare che la deadline per la domada si stava avvicinando, non riuscivo a sostenere conversazioni circa il progetto e, come logica conseguenza, non ho presentato la candidatura.
La spinta a riconsiderare una lunga esperienza fuori casa è venuta grazie a due settimane trascorse ad Ankara tramite l'Università di Bologna.
Tornata a casa ho deciso che avrei fatto domanda come free-mover presso la Vilnius Univeristy, Lituania. Ho inviato la domanda di ammissione. Sono stata accettata. YEAH!

Osservazioni pre-partenza
Gli studenti che si apprestano a partire per un soggiorno lungo all'estero spesso mostrano inconfondibili segni di tensione e sottile ansia nei mesi che precedono il commiato.
Alcuni fingono noncuranza, per poi trascorrere notti insonni a rigirarsi nel letto pensando cose del tipo: "Come cazzo sopravvivo a -20°?" (è il mio caso, dato il piacevolissimo clima invernale della Lituania).
Altri invece palesano lo stress senza timore, rivelando di sudare freddo al pensiero di farsi le lavatrici da soli o di cercare un posto letto decente, di studiare su testi in inglese o di imparare una nuova lingua.
Per certi il chiodo fisso è il farsi nuove amicizie -"Io lo so che non conoscerò nessuno, sarò l'unico sfigato a non uscire mai!"- o il doversi arrangiare tra i vari aspetti della burocrazia universitaria.
Per molti, se non per tutti, i mesi che precedono la partenza rappresentano un vero e proprio calvario di ansie e paure, alcune giustificabili ed altre piuttosto grottesche.
Per quanto mi riguarda mi rallegra il pensiero di non essere la sola ad avere insistenti pensieri che mi molestano!
Ma se ripenso al periodo buio che ho vissuto prima dell'esperienza ad Ankara, riconsidero con più serietà la questione.
Erasmus significa sfida: contro sé stessi, perchè occorre affrontare decisioni importanti e periodi di profondo stress; contro gli altri, perchè bisogna sbattersi nello scrivere lo "statement of purpose" più convincente e sostenere il colloquio con il prof di riferimento nella maniera più brillante possibile, per sbaragliare la concorrenza e aggiudicarsi uno dei pochi posti a disposizione. Ammetto che in quanto free-mover non ho vissuto la fase competiva.
Erasmus significa prendersi la briga di definire più nettamente il proprio percorso universitario e le aspirazioni legate ad esso: è noto che spesso studiare all'estero comporta difficoltà come il riconoscimento degli esami una volta fatto ritorno, con il conseguente rallentamento della carriera. Si preferisce fare l'esperienza o terminare il più in fretta possibile gli studi?
Infine Erasmus significa stand by: lasciare temporaneamente la propria vita per affrontare un periodo medio-lungo altrove.
Ma di questo ne parlerò quando avrò più cose da scrivere, devo aspettare di trovarmi a Vilnius e non correre.

Nonostante le mie ansie che a volte mi guastano il sonno, continuo a morire dalla voglia di partire. So che Vilnius potrà non essere particolarmente ospitale (i Lituani non sono celebri per essere particolarmente socievoli, e la fama della Lituania di Stato con il più alto numero di suicidi al mondo non agevola) ma non vedo l'ora di mettermi alla prova, di buttarmi a capofitto in questo lungo esperimento.
Auguro a tutti gli studenti in partenza un immenso IN CULO ALLA BALENA.