mercoledì 19 ottobre 2011

Non ho fantasia per un titolo decente

Nelle ultime due settimane ho vissuto Vilnius in maniera nuova: l'arrivo di un caro amico e della mia famiglia (in tempi diversi ma ravvicinati) mi ha fatto cambiare prospettiva.
Per sei giorni, il tempo in cui il mio amico V. è stato qui, sono stata la guida per la Vilnius da bere. Abbiamo visitato locali, mangiato piatti tipici (tra cui un pesce che sembrava un fossile dell'Eocene), ballato in club kitchissimi e in pub strapieni, bevuto ettolitri di birra e fatto tante tante risate.

Poi, con l'arrivo della Family, il TRAUMA: dove diavolo li porto????
Mica possiamo andare a sbronzarci allegramente o a ballare al Fluxus!
Ah, maledetta vita universitaria che mi fai apprezzare solo luoghi di perdizione!
Ah, dannata birra che sei ovunque e non ti posso certo tracannare con i miei!
Sciagura su di voi per avermi traviato da una normale, routinaria, pallosissima vita a Bologna!

Mmm, mumble muble, pensa che ti ripensa l'inaspettata svolta: ai miei non gliene frega una mazza di musei e menate varie!
Come dire: Vilnius sa corrompere anche persone per bene di 50 anni.
Perciò via a bere (poco, lo ammetto) e mangiare nelle osterie, a camminare come matti su e giù per la città!

Sono state due settimane bizzarre, in cui sono stata spettatrice di un piacevole mix di luoghi e persone.
E, inaspettatamente, non ho sofferto di malinconia dopo la loro partenza.
Certo, fa strano accompagnare all'aereoporto i propri genitori e la sorellina e non partire con loro.
Fa strano dire a un grande amico: "Ci vediamo tra 4 mesi".
Ma anche questo è parte dell'Erasmus, è una delle sfide che noi studenti all'estero affrontiamo ogni giorno.
Avete idea di cosa voglia dire stare lontani da casa per 6 mesi in un posto strafigo con gente carica a bere della birra e a far festa dalla mattina alla sera???
No, è una gag.
Abbiamo le nostre piccole sfide quotidiane, come affrontare momenti di spaventosa solitudine nonostante si sia circondati da persone, come doversi occupare in totale autonomia di ogni aspetto burocratico (e ce ne sono molti: dall'università, al dormitorio, alle banche...), come sopravvivere in camere o appartamenti senza riscaldamento, come dover parlare sempre e solo in inglese (questa sembra essere una sfida insormontabile per gli spagnoli specialmente), in generale, come imparare a prendersi cura di sè stessi nel migliore dei modi.
L'arrivo di persone a cui voglio bene è stato un modo per ricaricare le pile e per mostrare con orgoglio il posto in cui sono felice.

Auguro ad ogni studente Erasmus di avere la fortuna di essere raggiunto dagli amici e dalla famiglia, di sentirsi "a casa" con gente "da casa" ma in un contesto nuovo come una capitale estera.
Sekmes!

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